E' diventata per tutti Nonna Maria l'anziana inserviente tuttofare di un sanatorio in provincia di Chisinau che dai primi giorni della guerra ha accolto 30 bambini con le loro mamme in fuga dall'Ucraina. Siamo a Valdur Luivoda, località turistica sul fiume Nistru, 25 chilometri a nord della capitale moldava, dove nelle stanze della locale casa di cura 'Bucuria', normalmente occupate da vecchi pazienti in cerca di benessere e cure mediche, hanno trovato rifugio le famiglie. "Dopo anni passati a badare ai vecchi - dice all'ANSA Nonna Maria sfoggiando un sorriso dorato, letteralmente - mi sto occupando volentieri di questi bambini e delle loro giovani mamme".
Nei saloni i piccoli giocano con improvvisati giocattoli di cui la struttura, pensata per anziani, non è ancora ben fornita, mentre c'è silenzio nei corridoi dove si affacciano le stanze occupate da mamme che tormentano i telefonini per cercare notizie o mettersi in contatto con i loro cari. Poi arriva il ciclone Nonna Maria, accompagnata dalla sua giovane ombra Liliana, che si adopera in tutti i modi per far sì che la permanenza dei nuovi ospiti sia per loro il più confortevole possibile. Passano, chiamano per nome le mamme Ocsana, Natasha, Valentina, Vica e Anastasia, chiedendo loro se vogliono parlare con i giornalisti. E loro acconsentono, raccontando delle loro città bombardate come Cernomorsk e Nikolaev, dei mariti lasciati a combattere e della loro fuga. Maria ormai ne conosce già le storie ma di nuovo, come accade a loro, non riesce a trattenere le lacrime. Poi si dà una scossa e comincia a giocare con i bambini che le sorridono spezzando il filo dei ricordi dolorosi. "Il lavoro, nonostante l'età non mi pesa - spiega Maria riprendendo fiato - e ora che lo faccio per questi bambini mi pesa ancora di meno". "Qui con Nonna Maria tutti ci trattano bene - dice Valentina -. Apprezziamo quello che il popolo della Moldavia sta facendo per noi e quando finalmente ritorneremo a casa non lo dimenticheremo mai. Qui stiamo bene e andremo via solo per tornare a casa". Quel giorno che tutte sognano, uscendo dalla struttura, passeranno sotto all'insegna all'ingresso del sanatorio. Una parola che per loro sarà un augurio per il futuro: 'Bucuria', Gioia.
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