Mosca affila le armi e va al contrattacco dopo l'accerchiamento delle sanzioni degli 'Stati ostili' che rischiano di congelare il mercato e bloccare la Russia. Pronta a girare tutte le sue riserve in valuta e oro in yuan, la valuta dell'alleato cinese. Ma anche a vendere le società estere che hanno abbandonato il suo mercato in segno di protesta contro l'invasione ucraina, mettendo in campo una procedura di fallimento-lampo che in 3-6 mesi potrebbe portare alla vendita dei loro asset. Una serie di mosse, accompagnate da altrettanti decreti, che passano anche per un alleggerimento degli obblighi delle comunicazioni delle società quotate rendendole meno esposte agli affondi delle sanzioni straniere. E punta anche a bloccare il suo export di zucchero, grano e mais per proteggere il suo mercato interno mentre i prezzi, spinti dalla crisi ucraina, volano alle stelle sui mercati interazionali.
L'offensiva del Cremlino è mirata a "ridurre al minimo" le conseguenze della guerra economica dichiarata dai Paesi occidentali che arriva mentre la Russia è ormai sull'orlo del default non avendo più accesso a gran parte delle riserve estere ed ha annunciato che onorerà le scadenze ma in rubli.
"La Banca centrale ha adottato tutta una serie di misure" e "ci sono tutte le ragioni per ritenere che le conseguenze di questa guerra economica saranno ridotte al minimo", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov secondo cui è inevitabile non reagire a queste "azioni ostili senza precedenti".
Per ora, l'unica ancora di salvezza è la Cina dopo che la metà delle riserve auree e valutarie della Banca di Russia - circa 300 miliardi di dollari - è stata congelata per effetto delle sanzioni. Senza giri di parole, il ministro delle Finanze Anton Siluanov ha fatto capire che Mosca punta tutto sullo "yuan cinese, valuta di riserva affidabile". "Utilizzeremo una quota delle riserve auree e valutarie denominate in yuan", come "fonte delle riserve valutarie del nostro Paese".
Altra mossa, l'affondo contro le imprese di società straniere che si sono ritirate dalla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina.
Mosca ha stabilito che potranno essere dichiarate fallite "entro 3-6 mesi", con una procedura rapida che prevede "l'amministrazione temporanea accelerata e la vendita delle società". "Un meccanismo speciale", lo ha definito Siluanov, che suona come ritorsione e sembra certificare le ultime indiscrezioni secondo cui la Russia non esiterebbe ad arrestare i manager delle aziende occidentali che criticano Mosca e a sequestrare gli asset delle società in fuga dal Paese.
Per il Wall Street Journal, già sarebbero scattati gli 'avvertimenti' per McDonald's, Ibm e Yum Brands, società a cui fa capo Kfc. Tra le manovre difensive, c'è anche quella di limitare gli obblighi sulla divulgazione di informazioni di Borsa per proteggere gli operatori di mercato dal rischio di sanzioni da parte di "Stati ostili". Sul fronte caldo delle materie prime, Mosca pensa poi di sganciare le quotazioni dal dollaro e fissare in via temporanea limiti ai prezzi. E fa anche un ulteriore passo sul fronte dell'agroalimentare, bloccando l'export del suo grano, mais, segale e anche zucchero. Una mossa che rischia di strozzare ulteriormente un mercato internazionale già da giorni in affanno.
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