Alloggi, cibo, sostegno e lavoro. Le aziende italiane in Polonia si mobilitano e fanno rete per aiutare i profughi ucraini, il cui numero nel Paese oggi ha superato i due milioni di persone. Un'emergenza umanitaria di fronte alla quale gli imprenditori non sono rimasti a guardare, offrendo da subito la propria disponibilità nella straordinaria corsa alla solidarietà che ha investito l'intero Paese. Ora però, a ormai quasi un mese dall'invasione russa, è arrivato anche il momento di guardare al futuro, mettendo a sistema quelle iniziative avviate sull'onda dell'emozione. "Dobbiamo strutturarci e pensare sul medio-lungo termine per aiutare non solo ora ma anche nel futuro le persone che stanno fuggendo dalla guerra", le parole di Piero Cannas, il presidente della Camera di Commercio italiana in Polonia che, insieme con la Fondazione Avsi e la Società Dante Alighieri, ha dato vita al progetto "Solidarietà italiana in Polonia". Iniziativa presentata, e apprezzata, anche al Parlamento di Varsavia.
Quello tra Polonia e Ucraina è un legame ormai consolidato anche sul fronte lavorativo, con una massiccia presenza di manodopera di Kiev su tutto il territorio. "Molti di loro sono tornati a casa per raggiungere le famiglie o per arruolarsi - racconta Luigi Pulimeno, dirigente di origini pugliesi della multinazionale piemontese Bitron -. Nella nostra azienda abbiamo circa 900-950 dipendenti ucraini. All'inizio della guerra abbiamo sentito subito il dovere di fare qualcosa per loro e abbiamo cominciato a raccogliere qualcosa su base volontaria. In tantissimi hanno messo a disposizione alloggi e posti per dormire. Successivamente, invece, abbiamo deciso di organizzarci per un'azione coordinata. E così, per esempio, ora nelle nostre sedi italiane chi vuole può donare un'ora del suo lavoro. Qui in Polonia, invece, c'è una corposa raccolta fondi che probabilmente doneremo al comune di Sosnowiec, dove abbiamo la nostra sede".
"Le nostre aziende stanno facendo tantissimo - spiega il presidente della Confcommercio italiana in Polonia -, abbiamo avuto esempi di solidarietà enormi". Come quello della bolognese Rekeep, azienda leader nel facility management oggi presente in Polonia con 12 mila dipendenti. Tra loro anche 1.000 ucraini. I dipendenti hanno supportato da subito le loro famiglie e i loro figli, con raccolte di beni di prima necessità che sono anche stati portati al confine. "Hanno messo in campo sin da subito un grande impegno per accogliere in tutti i modi le tante famiglie ucraine arrivate nelle città polacche - spiega il presidente, Claudio Levorato. Dall'Italia come gruppo faremo tutto il possibile per supportare ulteriori progetti di accoglienza, siamo in contatto con la municipalità di Lodz e con la Camera di Commercio italiana in Polonia, per individuare le soluzioni più utili per questa fase di emergenza". Tra le principali iniziative, c'è anche quella per l'aiuto nella costruzione di un asilo dedicato ai bimbi ucraini, proprio nella città di Lodz, ma anche la fornitura di pasti caldi in un centro di accoglienza a Chelm. La scorsa settimana, inoltre, la sede polacca di Rekeep ha assunto 12 persone fuggite dalla guerra. Un primo passo verso una ritrovata normalità, lontana dalle bombe e dal terrore.
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