A Medyka o a Dorohusk, in qualsiasi città di frontiera tra Polonia e Ucraina, non c'è donna che non attraversi il confine tenendo per mano un bambino o una bambina. Non c'è nonna che non cerchi di tranquillizzare il nipotino o la nipotina. Sono scene che si ripetono incessantemente ormai da un mese. Da quella cancellata verde, accompagnati dai militari polacchi, arrivano centinaia di migliaia di minori in fuga dalla guerra. Secondo i dati forniti dall'Unicef, oltre un bambino su due ha lasciato l'Ucraina. Una situazione "mai vista prima - ammette il portavoce James Elder - quasi impossibile da affrontare".
I bambini, così come le donne, sono il volto più triste e drammatico dell'invasione russa. Sono le famiglie a metà, dove il papà o il fratello maggiore sono rimasti a combattere. Al confine arrivano infagottati per proteggersi dal freddo. I più piccoli sono sul passeggino, i più grandi non si staccano dalle mani delle mamme. Hanno la paura negli occhi e l'arrivo in un altro Paese li mette a disagio. A prendersi cura di loro, e delle loro mamme, sono le centinaia di volontari che si alternano ogni giorno al confine. In quel lembo di terra che separa la frontiera dall'area di partenza dei pullman regalano giocattoli e peluche, ma anche i tanto ambiti ovetti di cioccolata. E non mancano giocolieri o artisti di strada che tentino di strappare un sorriso ai più piccoli.
Secondo l'Unicef, dal 24 febbraio, data di inizio della guerra, 4,3 milioni di bambini (sui 7,5 milioni totali) hanno lasciato le loro case in Ucraina. Più di 1,8 milioni di loro sono diventati rifugiati, mentre altri 2,5 milioni sono sfollati all'interno del loro Paese devastato dalle bombe. "Siamo partiti da Kiev 20 ore fa - spiega una donna mentre accarezza il figlio -, ora cerchiamo una città dove stare". Sulla strada che porta alla frontiera una coppia è ferma accanto alla loro auto, sono polacchi e stanno aspettando i loro parenti ucraini, mamma e figlia. "Ci hanno chiamato dicendoci che stanno arrivando - dicono -. Ancora qualche minuto e dovrebbero essere qui". Quello dei minori alla frontiera è un tema molto delicato sul quale si concentrano le attenzioni di numerose associazioni e organizzazioni per la tutela dei loro diritti. "I bambini arrivano alla frontiera spesso senza documenti, spesso da soli.
Lì il controllo è poco efficace, e gli autisti dei mezzi diventano in qualche modo i tutori di questi bambini", spiega Ernesto Caffo, il presidente di Telefono Azzurro che, insieme con l'Intergruppo del Parlamento europeo sui diritti dell'infanzia, ha fatto parte di un viaggio al confine tra Polonia e Ucraina. "I bambini in fuga dalla guerra in Ucraina - è l'allarme dell'Unicef - sono a rischio tratta. La guerra sta portando ad una massiccia ondata di rifugiati, condizioni che portano ad un picco significativo nella tratta di esseri umani".
"C'è una grande volontà di fare bene - conclude Caffo -, ma manca un coordinamento reale. Bisogna capire come affrontare il problema in maniera organica e confrontarsi con esperienze in episodi simili, come quello dell'uragano Katrina negli Stati Uniti".
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