"Putin ci chiama nazisti come pretesto per uccidere gli ucraini. Il nostro scopo è salvare l'Ucraina, la sua unità e la sua integrità". Maksym Zhorin è il terzo comandante della famigerata Brigata Azov. Trentatré anni, originario del Donbass, Zhorin opera con circa duemila soldati nell'area di Kiev e da lì, in un'intervista all'ANSA, spiega la sua versione del reggimento che sin dall'inizio del conflitto è uno dei bersagli dell'operazione di 'denazificazione' annunciata dal Cremlino per giustificare l'invasione dell'Ucraina. "In questo momento sono a Irpin e negli ultimi giorni le possibilità di attacco da parte della Russia sono via via diminuite. Abbiamo già distrutto alcuni tank russi, molte loro attrezzature, e abbiamo buttato tutto nel fiume. Ora sono lì, assieme ai pesci", spiega Zhorin, che si presenta alla video intervista con l'uniforme tradizionale della brigata Azov, incluso lo stemma che rimanda al Wolfsangel, il simbolo germanico ripreso anche dal nazismo.
"Ma questa definizione è solo uno strumento della propaganda di Putin, non c'è alcun legame tra noi e qualsiasi movimento nazista o fascista", taglia corto. La Brigata è figlia della rivoluzione di Piazza Maidan del 2014 e ha nella città di Mariupol una delle sue sedi storiche. Tuttavia, spiega il comandante, "da quando è iniziata la guerra delle nostre unità sono presenti in tutte le principali città del Paese, come Kharkiv, Mykolaiv e Odessa". Zhorin, originario dell'Oblast di Lugansk, boccia senza mezzi termini il presunto tentativo di Mosca di indire un referendum per annettere il Donbass. "Ho vissuto 18 anni lì, conosco la verità. Se ci sarà mai un referendum sarà fasullo, Putin conterà i voti che gli servono", sottolinea.
E parlando della città martire di Mariupol, lì dove il reggimento Azov nel 2014 fu decisivo nella cacciata dei russi, Zhorin mostra un prudente ottimismo. "In città vivono ormai poche persone ma è sotto il controllo ucraino. Quando nel 2014 abbiamo vinto è stata una vergogna per Putin e ora ciò potrebbe accadere di nuovo", spiega. Nel 2014 Zhorin era a Mariupol a combattere e la liberazione della città decretò anche l'inizio della sua rapida carriera militare, sotto l'egida del leader Andriy Biletsky. Dal 2017 è entrato anche in politica aderendo al partito nazionalista dei National Corps, di cui oggi occupa il ruolo di Capo di Stato Maggiore. I rapporti tra la Brigata Azov e l'opinione pubblica europea sono a dir poco turbolenti. Eppure, a più di un mese dalla guerra anche Zhorin ammette che gli aiuti militari occidentali potrebbero servire all'Ucraina, soprattutto perché armi e strumentistica dell'Occidente sono ben più all'avanguardia di quelli russi. "Sì, l'aiuto dell'Europa sarebbe essenziale ora. I soldati russi sono stupidi e usano armi dell'era sovietica. E l'Europa potrebbe aiutarci anche nella raccolta delle informazioni logistiche, a cominciare da ciò che avviene a Mariupol", spiega Zhorin. E nelle sue parole emerge un dato: Putin appare già sconfitto. "Lui ha voluto usare la sua propaganda contro di noi e con lo scopo di prendersi l'Ucraina in due giorni - nota - Ma la sua propaganda è stata debole. Putin voleva dividerci e ha avuto come effetto quello di unirci. Ora ogni ucraino è un 'Azov'".
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