"L'Unesco ci dia una segnale e ci inserisca nella sua lista, può essere la nostra miglior difesa contro l'attacco russo". Il sindaco di Odessa Gennadiy Trukhanov vuole in campo ogni mezzo per difendere la sua città, anche quello dell'etichetta di Patrimonio dell'Umanità. La città è già in una pre-lista e lui ha chiesto al governo ucraino di fare pressione affinché l'Unesco acceleri: bombardare degli edifici protetti internazionalmente, per la Russia, sarebbe più difficile.
A Odessa Trukhanov è amato odiato. E' stato coinvolto in più inchieste giudiziarie, è citato dai Panama Papers come cittadino russo, per anni è stato considerato vicino a Mosca. E chissà, forse anche Vladimir Putin lo aveva pensato studiando l'invasione dell'Ucraina. "Il fatto che parli russo non significa nulla. Io sono di Odessa e Mosca non ci darà più da bere le sue bugie", taglia corto.
Le malelingue, in città, dicono che Trukhanov, dall'inizio della guerra, sia "affiancato" in maniera rigorosa dall'amministrazione militare. Di certo, il suo partito, "Atti di fiducia", era all'opposizione di quello di Volodymyr Zelensky. Lui, incontrando alcuni media internazionali nella sede del suo partito dice di "rispettare totalmente" il suo presidente. Trukhanov è una personalità dalle tante vite: ha iniziato, come dimostra la sua corporatura, guidando un'agenzia di bodyguard per personaggi a dir poco ambigui dell'Odessa degli anni Novanta. Ha poi lavorato per il colosso del petrolio russo Lukoil e infine è approdato in uno dei dipartimenti amministrativi della Rada, il Parlamento ucraino. Da lì è cominciata la sua carriera politica e all'indomani della rivoluzione del 2014 è stato eletto sindaco di Odessa e confermato nel 2020.
Davanti ai cronisti Trukhanov difende l'anima internazionale della sua città. "Questo è un porto europeo, in tanti avevano rapporti con i russi. Ma ora, anche chi dopo il 2014 continuava a guardare con simpatia verso Mosca, ha cambiato opinione. I russi stanno distruggendo le nostre città facendosi scudo con le bugie sulla denazificazione", spiega il sindaco. Dando una sua interpretazione delle dicerie sulla sua vicinanza a Putin: "il fatto che io sia lontano da certi movimenti nazisti o fascisti non significa che sia filo-russo", spiega facendo, forse, implicito riferimento alla Brigata Azov. "La città sta vivendo una relativa calma in questi giorni, riceviamo tonnellate di aiuti e a nostra volta li smistiamo e stiamo continuiamo con le attività ordinarie della municipalità. Odessa è anche la capitale dell'umorismo, ed è un'arma da usare", spiega il sindaco ricordando come, finora, in "duecentomila" hanno lasciato la 'Regina del Mar Nero'. Trukhanov non entra nelle strategie militari di Kiev.
Interpellato su una possibile invasione russa dal mare, da Est e dalla Transnistria, si limita a dire che "tutto è possibile in guerra" ma "a Mykolaiv la nostra difesa tiene". E se è vero che nella preparazione militare e nella qualità delle armi, "essendo una nazione giovane, non abbiamo fatto abbastanza, otterremo la vittoria con la potenza del nostro spirito". Lo spirito, tuttavia, potrebbe non bastare. "Io ringrazio l'Italia e l'Europa per gli aiuti che ci sta fornendo. Se vogliamo parlare di ciò che potrebbero fare ancora allora dico stabilire la no-fly zone. L'Ucraina è al centro dell'Europa e non si può avere una guerra al centro dell'Europa", sottolinea. E le sue parole appaiono simili in tutto e per tutto a quelle del suo 'ex avversario' Zelensky.
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