Il cancelliere Scholz ha annunciato che per ora non andrà a Kiev e che ha trovato "irritante" il veto ucraino alla visita del presidente Steinmeier in Ucraina, ricordando che il capo dello stato, appena rieletto con ampia maggioranza, "rappresenta la Germania". A Berlino c'è quindi chi inizia a perdere la pazienza. Ieri Kiev aveva fatto sapere di "non gradire" il rappresentante della Germania (in passato troppo vicino ai russi). L'ambasciatore ucraino Andrij Melnyk si è poi precipitato a rinnovare l'invito al cancelliere Olaf Scholz, che sarebbe ricevuto "con molto piacere" nella capitale in guerra.
Un primo freno a un viaggio di Scholz lo hanno annunciato subito i liberali: il vice dell'Fdp, Wolfgang Kubicki, ha affermato di "immaginare con difficoltà che il cancelliere di un governo sostenuto dal nostro partito possa far visita a Kiev, dopo il rifiuto fatto al presidente". Rinnovata la "comprensione" per la situazione di un "Paese che lotta per la sopravvivenza", la chiosa, "a tutto c'è un limite, e Zelensky è stato mal consigliato". Toni che si ritrovano anche in diversi commenti di stampa, in Germania. Intanto, alla tv statale Ard, è stato proprio il consulente del presidente ucraino, Oleksiy Arestovych, a chiarire che Zelensky "preferisca parlare con Scholz, di questioni pratiche, inclusa la consegna della armi".
Perché per ogni carro armato che non arriva, l'aggiunta, "vengono violentati e uccisi i bambini ucraini". Kiev vuole che Berlino consegni a questo punto armi pesanti, e finora ha trovato sponda nei Verdi, ma non ancora nel Bundeskanzler, assai più cauto sull'argomento. Sull'altro fronte sensibile, quello energetico, nel rapporto congiunto di primavera, i principali istituti economici hanno annunciato che nel caso di uno stop immediato del gas russo, nel 2023 la Germania scivolerebbe "in un'acuta recessione". Proprio uno studio del DIW ha però anche dimostrato che la rinuncia la gas di Mosca sia affrontabile.
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