Nessuna sottovalutazione e qualche timore. Nei corridoi dei vertici europei non si guarderà solo all'Ucraina in questo weekend di aprile. Si guarderà alla Francia e ad una sfida, quella tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, dal cui esito dipendono, inevitabilmente, le sorti dell'Europa. Macron non è solo il presidente di turno del semestre Ue ma, con la fine dell'era Merkel, è anche uno dei (pochi) leader al quale Bruxelles fa riferimento per trovare una solida sponda. Una sponda più che mai cruciale con l'Europa più che mai invischiata nella guerra in Ucraina.
A Bruxelles, silenziosamente, tutti guardano al voto francese. E, nonostante i sondaggi diano il presidente uscente in vantaggio, più di un analista mette in guardia gli ottimisti ricordandogli cosa è accaduto con la Brexit e con la vittoria di Donald Trump negli Usa. Tanto che, inusualmente, giovedì scorso Antonio Costa, Pedro Sanchez e Olaf Scholz, primi ministri di Portogallo, Spagna e Germania, sono usciti allo scoperto con un appello per la vittoria di Macron. "Abbiamo bisogno di una Francia che difenda i nostri valori europei", ha sottolineato tre dei più importanti leader del centrosinistra europeo. Parole sulle quali i vertici dell'Ue non possono che essere d'accordo sebbene, come da prassi, nessuno abbia intenzione di esprimersi su una questione che è di chiara competenza nazionale. Ma, c'è da scommettersi, se Macron fosse confermato Ursula von der Leyen - in queste ore in India - sarà tra i primi a congratularsi. E lo stesso farà Charles Michel, vicinissimo da sempre a Macron e ex leader di un partito - il Movimento riformatore belga - che all'Europarlamento siede proprio tra i banchi di Renew.
Del resto anche tra i francesi che vivono a Bruxelles prevalgono nettamente gli endorsement per il fondatore di En Marche. Al primo turno, degli oltre centomila francesi residenti in Belgio il 44% ha votato. E il 39,7% ha scelto Macron, seguito di diciotto punti da Melenchon. Al secondo turno l'ondata anti-populista potrebbe crescere. La vittoria di Le Pen "è uno scenario d'orrore che non vogliamo realizzare nel modo più assoluto", è la sentenza di Bruno Jean-Etienne, vice presidente dell'associazione francesi in Belgio.
Nel resto d'Europa la guerra in Ucraina ha mutato la prospettiva in diversi Paesi. Se in Ungheria non è un mistero che il governo faccia il tifo per Le Pen, nella Polonia di Mateusz Morawiecki, ai ferri corti con l'Ue fino a non molte settimane fa, pesa l'amicizia della leader di Rassemblement National con Mosca. Certo, anche nell'Ue il sì a Macron non è privo di critiche. Nel Ppe, avrebbero preferito una sfida tra il presidente uscente e la repubblicana Valerie Pecresse. E i Verdi faticano a perdonale il ruolo che l'inquilino dell'Eliseo da' all'energia nucleare. Ma davanti al muro populista la grandissima parte della cosiddetta 'maggioranza Metsola' farà il tifo per un solo nome: Macron.
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