L'Ucraina vincerà la guerra contro la Russia e sarà libera dall'occupazione straniera. Lo ha detto il premier britannico Boris Johnson ai deputati ucraini della Verkhovna Rada, diventando così il primo leader occidentale e mondiale a parlare in videocollegamento al Parlamento di Kiev dopo l'inizio dell'invasione da parte delle truppe di Mosca.
Nell'intervento preregistrato, di cui i media avevano già pubblicato alcune anticipazioni, il leader britannico ha affermato che i russi "stanno commettendo crimini di guerra e le loro atrocità emergono ovunque siano costretti a ritirarsi, come abbiamo visto a Bucha, a Irpin, a Hostomel e in molti altri luoghi". Londra però è al fianco di Kiev, questo è il messaggio lanciato da Johnson con toni mutuati da Winston Churchill (e anche una sua citazione sull''ora migliore' dell'Ucraina), sia nel perseguire quei crimini, che nel sostenere l'eccezionale sforzo bellico contro gli invasori.
Secondo il primo ministro britannico, la resistenza delle forze ucraine, capaci di fermare le armate russe "alle porte di Kiev" nella "più grande impresa militare del XXI secolo", è una lotta "del bene contro il male". In un attacco diretto al leader del Cremlino, ha affermato che con l'invasione dell'Ucraina Vladimir Putin ha "gettato i semi" per la sua catastrofe e quella del suo Paese. "Le carcasse dei carri armati russi nei campi e nelle strade sono dei monumenti non solo alla sua follia ma ai pericoli dell'autocrazia stessa", ha sottolineato Johnson. "Quello che ha fatto è una pubblicità per la democrazia".
Come già anticipato, poi, il primo ministro ha promesso ulteriori 300 milioni di sterline (circa 360 milioni di euro) di forniture militari in armi soprattutto offensive (dai missili a lungo raggio, ai tank con sistemi anti-aerei, a veicoli speciali), ribadendo la necessità di sostenere al massimo lo sforzo di Kiev contro Putin, per non ripetere l'errore commesso in passato dall'Occidente: quello di non aver aiutato l'Ucraina nel 2014, ai tempi della conquista russa della Crimea e dell'inizio della guerra nel Donbass.
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