Il pagamento del gas russo in rubli, attraverso il macchinoso meccanismo dei due conti voluto da Vladimir Putin, è diventato un vero e proprio rebus che ha gettato il caos in Ue. In un'Europa stretta tra l'esigenza di non poter rinunciare ai flussi dei gasdotti dello zar e la volontà di far pagare a Mosca, attraverso le sanzioni, l'invasione in Ucraina.
Il decreto del 30 aprile scorso firmato dal presidente russo in cui si imponeva l'apertura di un doppio conto - uno in euro o dollari, l'altro in rubli - per saldare le forniture di Gazprom è stato immediatamente bollato dagli europei come "una violazione dei contratti". Ma subito dopo aver studiato il sistema, che prevedeva il coinvolgimento non solo di GazpromBank ma anche della Banca centrale russa (sotto la scure della stretta occidentale), si è configurata una violazione ben più importante, quella delle sanzioni con cui l'Occidente tenta di togliere ossigeno alla guerra dello zar. E si è aperta una querelle dalla non facile soluzione, con tutte le società energetiche europee (molte delle quali strette da imminenti scadenze nei pagamenti), impegnate nelle interpretazioni e nei possibili escamotage. Per cercare di superare quella 'zona grigia', come l'ha definita il premier Mario Draghi a Washington da Biden, in cui diversi operatori si stavano già muovendo, aprendo conti o saldano in rubli. Almeno quattro l'avrebbero già fatto finora e un'altra decina si appresta a farlo, secondo indiscrezioni della stampa economica. Tra questi ci sono anche operatori tedeschi, forse quelli francesi e austriaci. Di sicuro quelli ungheresi, mentre da oggi è ufficiale ci sarà anche il gruppo italiano Eni.
Gazprom intanto ha inviato una lettera a tutti i suoi clienti europei spiegando che avrebbero potuto continuare a pagare il suo gas senza violare le sanzioni grazie ad un nuovo decreto del Cremlino dell'inizio di maggio. Una missiva, all'indomani dello stop della fornitura a Polonia e Bulgaria che si erano rifiutate di saldare il conto nella valuta russa, in cui si 'chiariva la procedura': i saldi in euro, o dollari, sarebbero scambiati dal Centro nazionale di compensazione russo, escludendo ogni rapporto diretto con la Banca centrale di Mosca, sotto sanzioni.
Una lettura esaminata nello scorso weekend anche da Bruxelles che aveva parlato, tra i mille distinguo, di uno spiraglio: "La procedura di pagamento prevista dal decreto russo del 31 marzo violerebbe le sanzioni Ue, ma ci sono opzioni disponibili per le aziende per continuare a pagare il gas in euro o dollari in linea con i contratti concordati", aveva detto ieri un portavoce della Commissione Ue in una nota interpretativa delle linee guida per le aziende. Ma tra quelle 'opzioni' non c'è e non ci deve essere anche l'apertura di un conto in rubli nelle banche russe che "va oltre le nostre indicazioni", ha spiegato oggi Bruxelles alzando i toni e brandendo lo spettro dell'apertura di una procedura di infrazione nei confronti di quei Paesi che non "vigileranno" sui propri operatori sul rispetto delle sanzioni.
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