La fuga dei big americani dalla Russia procede a passo spedito. Dopo l'addio di McDonald's a lasciare in via definitiva sono anche i giganti Starbucks e Levi's, due simboli di uno stile di vita occidentale che sta ormai sparendo dalle strade di Mosca e delle grandi città russe.
Il ritiro era nell'aria per i due colossi. Sia Starbucks che Levi's infatti avevano sospeso già nelle scorse settimane le loro attività nel Paese, condannando con toni duri la guerra in Ucraina. Ora arriva però l'uscita di scena definitiva, quella che priverà per sempre i russi di un frappuccino o di quei jeans simbolo di ribellione e libertà, agognati durante gli anni dell'Urss.
Dopo 15 anni di attività Starbucks ha annunciato la sospensione "di tutte le sue attività in Russia, incluse le spedizioni" in seguito "all'orribile attacco dell'Ucraina". In tutto il Paese il popolare marchio non sarà quindi più presente: i suoi circa 2.000 dipendenti, impiegati in 130 punti vendita, riceveranno lo stipendio per sei mesi e Starbucks assicura che li aiuterà a cercare una nuova occupazione. L'impatto finanziario dell'addio alla Russia non è stato stimato dalla società. Levi's invece lascia la Russia dopo 29 anni, interrompendo anche le spedizioni di suoi prodotti nel Paese. Al momento è a caccia di un acquirente per le sue attività e in corsa sembrerebbe esserci la turca Fiba Holding A.S.
Con l'uscita dei big americani, Mosca sta cercando di attirare marchi da Turchia, Cina, Brasile e India, Paesi finora rimasti per la gran parte neutrali di fronte all'invasione dell'Ucraina, al fine di riempire il vuoto sugli scaffali lasciato dagli occidentali. Un'operazione non facile vista la passione dei russi per i marchi di lusso europei e americani.
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