"Il suo ruolo guida nel processo di pace", il contributo ai cambiamenti nelle relazioni tra Est e Ovest, e soprattutto quella "maggiore apertura portata nella società sovietica che ha contribuito a promuovere la fiducia internazionale''. Queste le motivazioni con cui il Comitato per il Nobel per la pace decise di insignire Mikhail Gorbaciov il 15 ottobre 1990, quando era presidente dell'Urss. "Negli ultimi anni - scrisse il Comitato nel comunicato - vi sono stati fondamentali cambiamenti nelle relazioni tra Est e Ovest. Il confronto è stato sostituito da negoziati. Vecchi Stati nazionali europei hanno riconquistato la libertà. La corsa agli armamenti è rallentata e vediamo un processo definito e attivo nella direzione del controllo degli armamenti e del disarmo. Vari conflitti regionali sono stati risolti e si sono infine avvicinati a soluzione. Le Nazioni Unite hanno cominciato a svolgere il ruolo che era stato in origine pensato per loro in una comunità internazionale governata dalla legge". "Questi cambiamenti storici dipendono da vari fattori, ma nel 1990 il comitato per il Nobel vuole onorare Mikhail Gorbaciov per i suoi numerosi e decisivi contribuiti", si legge infine nella motivazione, che aggiunge: "La maggiore apertura da lui portata nella società sovietica ha contribuito a promuovere la fiducia internazionale".
"In questi momenti è difficile trovare le parole: sono commosso", fu la prima reazione del presidente sovietico rispondendo alle domande dei giornalisti al Cremlino. Gorbaciov sottolineò di considerare il Premio "non da un punto di vista personale, ma nell'ambito dell'enorme significato della perestroika". "Penso che abbia avuto un peso determinante nella decisione sull'assegnazione del Premio", disse ammettendo che "quando cominciammo la nostra perestroika sapevamo che avrebbe avuto un significato enorme per tutti i Paesi". Gorbaciov non poté recarsi a Oslo il 10 dicembre di quell'anno per ritirare il premio - una medaglia, un diploma e un assegno di quattro milioni di corone svedesi di allora che destinò all'assistenza ai bambini malati - a causa della crisi interna all'Unione Sovietica e lo ritirò solo il 4 giugno del 1991, pochi mesi prima del suo crollo. Le reazioni al Nobel per la pace furono molto più entusiaste in Occidente che non in Urss. "Il presidente dell'Urss è stato una coraggiosa forza di pace nel mondo e desidero, anche a nome del popolo americano, congratularmi con lui per l'assegnazione del Premio Nobel per la pace. Gli Stati Uniti continueranno a lavorare con l'Unione Sovietica per promuovere la pace a livello internazionale e regionale", disse l'allora capo della Casa Bianca George Bush.
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