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Dopo il golpe, oggi riunioni di Ecowas e Unione Africana

Dopo il golpe, oggi riunioni di Ecowas e Unione Africana

I golpisti vogliono perseguire Bazoum per alto tradimento. Ma non chiudono a una soluzione diplomatica. 

14 agosto 2023, 13:28

Redazione ANSA

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Amadou Abdramane (al centro) festeggiato in una manifestazione a favore del golpe © ANSA/AFP

Amadou Abdramane (al centro) festeggiato in una manifestazione a favore del golpe © ANSA/AFP
Amadou Abdramane (al centro) festeggiato in una manifestazione a favore del golpe © ANSA/AFP

    L'Unione Africana ha annunciato che oggi terrà una riunione sulla crisi in Niger, dopo il golpe militare del 26 luglio. "Il Consiglio per la pace
e la sicurezza dell'Ua si riunisce per ricevere un aggiornamento sull'evoluzione della situazione in Niger e sugli sforzi per affrontarla", ha reso noto l'organismo panafricano in un post su X.

   Previsto anche per oggi un incontro dei capi di stato maggiore degli Stati membri della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, l'Ecowas, che inizialmente doveva svolgersi ieri in Ghana, dopo che l'organizzazione aveva comunicato un rinvio sine die della riunione in programma oggi ad Accra per 'ragioni tecniche'.

    I leader del colpo di Stato in Niger che hanno spodestato il presidente Mohamed Bazoum hanno detto che "perseguiranno" il presidente deposto per "alto tradimento" e che "minaccia la sicurezza" del Paese. Lo hanno detto in una dichiarazione letta alla televisione nazionale. "Il governo del Niger ha finora raccolto... prove per perseguire il presidente deposto e i suoi complici locali e stranieri davanti agli organismi nazionali e internazionali competenti per alto tradimento e perchè mina la sicurezza interna ed esterna del Niger", ha dichiarato il colonnello-maggiore Amadou Abdramane, che fa parte della giunta militare al potere.

   In un comunicato letto alla televisione nazionale, Abdramane ha anche respinto le sanzioni imposte dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas) al governo golpista, che ha definito "Illegali disumane e umilianti". Le popolazioni del Niger sono "severamente provate dalle sanzioni illegali, disumane e umilianti dell'Ecowas, che arrivano a privare il Paese di prodotti farmaceutici, generi
alimentari" e "forniture di energia elettrica", ha detto.

   Da parte sua, il premier  nominato dalla giunta militare, Ali Mahaman Lamine Zeine, ha detto in un'intervista al tedesco Deutsche Welle che il Niger è in grado di "superare" le sanzioni imposte dopo il colpo di stato, anche se rappresentano "una sfida ingiusta". "Pensiamo che, anche se ci è stata imposta una sfida ingiusta, dovremmo essere in grado di superarla", ha dichiarato.

    Il regime militare si è detto però disponibile a risolvere la crisi attuale attraverso i canali diplomatici: lo ha riferito ieri il capo di una delegazione di religiosi nigeriani, il giorno dopo la sua visita a Niamey. Il generale Abdourahamane Tiani - a capo della giunta golpista - "ha dichiarato che la sua porta era aperta per esplorare la via della diplomazia e della pace al fine di risolvere" la crisi, ha riferito in un comunicato
stampa lo sceicco Bala Lau, a capo della missione di mediazione svolta con l'accordo del presidente della Nigeria Bola Tinubu, che è anche attuale presidente della l'Ecowas.

I golpisti accusano Bazoum di alto tradimento

    I leader del colpo di Stato in Niger che hanno spodestato il presidente Mohamed Bazoum hanno detto che "perseguiranno" il presidente deposto per "alto tradimento" e che "minaccia la sicurezza" del Paese. Lo hanno detto in una dichiarazione letta alla televisione nazionale. "Il governo del Niger ha finora raccolto... prove per perseguire il presidente deposto e i suoi complici locali e stranieri davanti agli organismi nazionali e internazionali competenti per alto tradimento e perchè mina la sicurezza interna ed esterna del Niger", ha dichiarato il colonnello-maggiore Amadou Abdramane, che fa parte della giunta militare al potere.

   In un comunicato letto alla televisione nazionale, Abdramane ha anche respinto le sanzioni imposte dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas) al governo golpista, che ha definito "Illegali disumane e umilianti". Le popolazioni del Niger sono "severamente provate dalle sanzioni illegali, disumane e umilianti dell'Ecowas, che arrivano a privare il Paese di prodotti farmaceutici, generi alimentari" e "forniture di energia elettrica", ha detto.

   Da parte sua, il premier  nominato dalla giunta militare, Ali Mahaman Lamine Zeine, ha detto in un'intervista al tedesco Deutsche Welle che il Niger è in grado di "superare" le sanzioni imposte dopo il colpo di stato, anche se rappresentano "una sfida ingiusta". "Pensiamo che, anche se ci è stata imposta una sfida ingiusta, dovremmo essere in grado di superarla", ha dichiarato.

    Il regime militare si è detto però disponibile a risolvere la crisi attuale attraverso i canali diplomatici: lo ha riferito ieri il capo di una delegazione di religiosi nigeriani, il giorno dopo la sua visita a Niamey. Il generale Abdourahamane Tiani - a capo della giunta golpista - "ha dichiarato che la sua porta era aperta per esplorare la via della diplomazia e della pace al fine di risolvere" la crisi, ha riferito in un comunicato stampa lo sceicco Bala Lau, a capo della missione di mediazione svolta con l'accordo del presidente della Nigeria Bola Tinubu, che è anche attuale presidente della l'Ecowas.

I golpisti cercano l'appoggio della Guinea-Conakry

 

    Una delegazione della giunta golpista che ha preso il potere nel Niger si è recata in visita alla Guinea Conakry per chiedere "un sostegno rinforzato per affrontare le sfide future", fa sapere la tv pubblica guineana, a fronte della possibilità di un intervento armato dei Paesi dell'Ecowas per ripristinare il presidente nigerino, Mohamed Bazoum, deposto dal golpe militare del 26 luglio scorso e ora nelle mani dei militari.

    Il presidente della Guinea Conakry, il col. Mamadi Doumbouya, salito anch'egli al potere con un colpo di Stato nel settembre 2021, ha ricevuto i delegati nigerini, guidati dal generale Moussa Salaou Barmou. Quest'ultimo ha "ringraziato le autorità guineane per il loro sostegno al Cnsp (Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria, come si è autonominata la giunta golpista che ha preso il potere a Niemey, ndr) in questi momenti così difficili per il Niger".

    Il rappresentante della giunta nigerina ha detto che il colpo di Stato ha avuto come fine di "salvaguardare la nostra nazione" in quanto "eravamo, insieme al popolo del Niger, molto preoccupati" per i "problemi di sicurezza" nel Paese, che a loro volta hanno origine dalla "corruzione endemica". 

Scontri a fuoco nell'ovest del paese, 16 morti

    L'Alto Comando della Guardia Nazionale, in un altro comunicato letto in televisione, ha informato che sei soldati nigerini e dieci
"terroristi" sono stati uccisi durante combattimenti nell'ovest del Paese.  Sei soldati, compreso il capo missione, sono stati uccisi e
un altro è rimasto ferito, secondo la "valutazione provvisoria" dell'Alto Comando. Soldati nigerini che si trovavano a bordo di
cinque veicoli "impegnati all'inseguimento" di sospetti jihadisti, sono caduti in un'imboscata a una ventina di chilometri dalla cittadina di Sanam, nell'ovest del Paese, spiega il comunicato.

   Secondo la stessa fonte, l'agguato sarebbe stato teso "da terroristi" che guidavano "una decina di motociclette". "Dieci terroristi" sono stati uccisi durante una "operazione di rastrellamento" condotta da "rinforzi aerei e di terra", si legge nel comunicato, e quattro delle moto degli aggressori sono state "distrutte".   

   Il 9 agosto, cinque soldati della Guardia nazionale sono stati uccisi e quattro feriti in un attacco alla loro postazione a Bourkou Bourkou, nei pressi della città mineraria di Samira - nella regione di Tillabéri, nella cosiddetta zona dei "tre confini" situata tra Niger, Mali e Burkina Faso, teatro di numerosi attacchi jihadisti -  ha annunciato il regime al potere dal colpo di Stato del 26 luglio, giustificato proprio dal 2 "deterioramento della sicurezza" nel Paese, minato dalla violenza dei gruppi jihadisti.

 

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