Un anno fa il referendum farlocco che portava parte dei territori ucraini occupati dalla Russia tra le braccia del Cremlino. Oggi Vladimir Putin si è congratulato con quei "coraggiosi compatrioti" che hanno reso possibile, con il loro voto, la "riunificazione alla madrepatria delle regioni del Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson". "È stato un avvenimento davvero storico", ha notato lo zar, che dalla storia è ossessionato. Peccato che le divisioni ucraine premano lungo le fortificazioni e ogni giorno si combatte, con morti da una parte e dall'altra. Non solo.
In Romania nella notte è scattato l'allarme in due villaggi ai confini con l'Ucraina: secondo il ministero della Difesa, potrebbe esserci stata "un'intrusione nello spazio aereo", forse da parte di un drone. Il conflitto, insomma, bussa a tratti pure alle porte della Nato. Sinora sono stati evitati incidenti ben più gravi ma non si sa mai.
"L'operazione militare speciale - ha tuonato su Telegram l'ex presidente Dmitry Medvedev - continuerà fino alla completa distruzione del regime nazista di Kiev e alla liberazione dei territori nativi russi dal nemico. La vittoria sarà nostra. E ci saranno altre nuove regioni all'interno della Russia". Un'affermazione che ha fatto letteralmente imbestialire l'altrettanto caustico consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak. "Non ci sono 'nuovi territori della Russia', né ci sono 'territori annessi' e non vi è alcuna possibilità che Mosca riesca a mantenerne il controllo", ha ribattuto. "Esiste solo l'Ucraina". Nel mentre l'Occidente si affretta a nuove manifestazioni di solidarietà e sostegno, più o meno simboliche. L'alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ha visitato a sorpresa Odessa alla vigilia del Consiglio Affari Esteri in trasferta a Kiev. "Sono qui per ribadire il sostegno militare, economico, politico e diplomatico dell'Ue per arrivare ad una pace ma che sia giusta e che rispetti l'integrità e l'indipendenza dell'Ucraina", ha sottolineato. Nella capitale è in corso il primo forum sulla difesa, che ha l'obiettivo di attrarre investimenti e localizzare la produzione di molti sistema d'arma. Stando ai dati diffusi dalle autorità vi hanno preso parte 252 aziende provenienti da 30 Paesi e sono stati firmati 20 accordi di joint-venture; 38 società di 19 Paesi hanno poi aderito alla nuova Alleanza delle industrie della difesa tenuta a battesimo dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky in occasione del forum. Zelensky - che aveva predetto "novità importanti in arrivo" - in questo ambito ha anche annunciato con gran fanfara un accordo stilato con Joe Biden nel corso della sua visita a Washington proprio per localizzare la produzione a stelle e strisce. "È un passo importante verso la vittoria. Nel prossimo futuro gli esperti di entrambe le parti inizieranno a incontrarsi per definire una tabella di marcia per la cooperazione: parallelamente si sta lavorando a una nuova struttura di sicurezza globale", ha aggiunto. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, fresco di visita a Kiev, ha mandato un messaggio al forum. "L'Ucraina ha bisogno di più armi perché più è forte sul campo di battaglia più forte sarà la sua posizione al tavolo dei negoziati: quindi, anche se può sembrare un paradosso, le armi per l'Ucraina sono la via per la pace". Stoltenberg si è poi complimentato con l'Ucraina per la "capacità d'inventiva" mostrata in questi mesi di guerra (alla Nato parlano un gran bene di come Kiev abbia saputo ad esempio mettere in rete sistemi di difesa aerea diversi forniti dai partner in modi persino "imprevisti" dagli stessi alleati). Ma non c'è solo il fai da te. "Il mondo vede di cosa sono capaci i missili ucraini, le nostre tecnologie, i nostri droni. Stiamo creando la prima flotta al mondo di droni navali, che privano le navi da guerra russe di senso e le fanno nascondere", ha dichiarato il presidente ucraino.
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