Con una mesta cerimonia nel cimitero di Deir el-Ballah, nel settore centrale di Gaza, sono stati inumati 14 palestinesi morti sabato in un bombardamento israeliano.
Avevano lasciato le loro case di Gaza City e avevano raggiunto questa zona su indicazione dell'esercito israeliano, nella speranza di trovare un riparo provvisorio. Invece i membri del clan familiare degli Agrami sono stati coinvolti in un attacco dell'aviazione contro una casa vicina. L'edificio dove si trovavano è crollato e sono stati estratti senza vita dalle macerie.
"Com'è possibile che il mondo assista impassibile a tragedie come queste?" si sono disperati i congiunti. "Perché Israele non distingue fra gli obiettivi di Hamas e la gente comune? Perché uccidere i bambini?" Dopo il bombardamento l'odissea è proseguita nell'ospedale Shuhadei al-Aqsa. L'obitorio non disponeva di aria condizionata e l'odore di morte era opprimente. I corpi andavano rimossi al più presto. Stamane sono stati allineati nel parcheggio posteriore dell'ospedale, dove si è svolto un breve rito religioso. Quindi le salme sono state caricate su camion diretti al cimitero. Lo strazio e la rabbia dei familiari era incontenibile: "Perché hanno accettato di lasciare Gaza City? Là la loro casa è ancora intatta, qua hanno trovato la morte".
Alla vista del corteo di quei camion diversi sfollati hanno cominciato a pensare di tornare indietro, con tutti i rischi del caso. "Morire per morire, meglio morire a casa nostra. Sempre che esista ancora".
L'ordine di evacuazione della parte nord di Gaza è stato sfidato apertamente da tutti gli ospedali di quell'area. "Noi non spostiamo i nostri malati", ha avvertito l'al-Ahli. Identico atteggiamento ha assunto lo staff di due ospedali nel nord della Striscia: "Resteremo fino all'ultimo". Attorno al nosocomio di al-Shifa, il principale di Gaza, c'è un clima di tensione perché Israele ha colpito nelle vicinanze. Un esponente di Hamas, Yiad al-Buzum, è tornato a dissuadere i palestinesi dal lasciare le loro abitazioni. "Il nemico - ha detto - vi inganna". Ma ormai l'ira della gente, diretta in primo luogo contro Israele, non risparmia nemmeno Hamas. Nella cerimonia funebre per gli uccisi di Deir al-Ballah, la collera è esplosa all'improvviso verso i suoi funzionari: "Maledetti, guardate le distruzioni che ci avete provocato".
Poi nelle strade di Deir el-Ballah - una località ritenuta a Gaza particolarmente amena, meta ideale per una vacanza familiare nei rari momenti di tranquillità nella Striscia - è serpeggiata la disperazione. Trovare acqua potabile oggi era impresa ardua. Data la ressa improvvisa di migliaia di persone, per acquistare il pane bisogna prenotarsi, pagare in anticipo e tornare il giorno dopo per ritirarlo. Stretti nella tenaglia del conflitto fra Israele e Hamas da un lato e dall'altro dall'atteggiamento dell'Egitto che non apre il valico di Rafah per il Sinai, molti cercano conforto nella religione. Non nelle moschee, alcune delle quali sono state centrate dall'aviazione e dunque reputate pericolose. Anche persone che di norma non praticano la religione oggi, nella desolazione di Deir el-Ballah, hanno sentito il bisogno di associarsi alla preghiera. Genuflettendosi in strada, sotto a un tendone.
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