- NUOVA DELHI, 17 OTT - La Corte suprema indiana non può
legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, poiché a
decidere in merito deve essere il Parlamento, tuttavia ha
affermato che il Paese ha il dovere di riconoscere le relazioni
Lgbtq e di proteggerle dalla discriminazione.
E' quanto stabilito oggi dal collegio costituzionale in una
sentenza molto attesa, anche se il verdetto della Corte - che
aveva iniziato ad aprile a esaminare 21 richieste di
legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso - ha
registrato la posizione contraria di due giudici su cinque.
Nella sentenza la Corte afferma che la Carta costituzionale non
garantisce il diritto al matrimonio fra persone dello stesso
sesso. "È di competenza del Parlamento e delle legislature
statali determinare la legge sul matrimonio", ha affermato il
presidente della Corte Suprema Dhananjaya Yeshwan Chandrachud
durante la lettura del verdetto. Chandrachud ha aggiunto che
l'India ha il dovere di riconoscere le relazioni tra persone
dello stesso sesso e di proteggerle dalla discriminazione. "La
nostra capacità di provare amore e affetto gli uni per gli altri
ci fa sentire umani", ha affermato. "Questa Corte ha
riconosciuto che l'uguaglianza richiede che le unioni queer e le
persone queer non siano discriminate", ha aggiunto.
La notizia è stata tuttavia accolta con disappunto e
delusione da quanti si erano radunati fuori dal tribunale nella
speranza di festeggiare la notizia che l'India sarebbe diventata
il secondo paese asiatico, dopo Taiwan, a legalizzare i
matrimoni tra persone dello stesso sesso.
"Non siamo soddisfatti di ciò che ha detto la Corte", ha
dichiarato all'Afp Siddhant Kumar, 27 anni. "Questa cosa va
avanti da anni, stiamo lottando per il riconoscimento legale",
ha aggiunto. "Dobbiamo rimanere forti e continuare la nostra
lotta". La legalizzazione del matrimonio tra persone dello
stesso sesso avrebbe consentito alle coppie omosessuali di
accedere ad alcuni dei benefici legali del matrimonio, tra cui
l'adozione, l'assicurazione e l'eredità. Ma il governo
nazionalista indù del primo ministro Narendra Modi è fermamente
contrario.
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