Dall'Atlantico al Golfo, da Rabat a Baghdad passando per Tripoli e Beirut, i regimi arabi hanno consentito a centinaia di migliaia di persone di manifestare nelle capitali della regione la "rabbia" per la strage dell'ospedale di Gaza, attribuendola a Israele. Questo mentre è stata diramata la massima allerta a tutte le ambasciate israeliane nel mondo ed è stata decisa l'evacuazione del personale delle sedi diplomatiche israeliane in Marocco e in Egitto. L'Arabia Saudita, dal canto suo, ha chiesto ai suoi cittadini di lasciare quanto prima il Libano, Paese sull'orlo di una nuova guerra tra Hezbollah e Israele. Per l'11mo giorno consecutivo, Hezbollah ha sparato colpi contro postazioni militari israeliane lungo la Linea Blu di demarcazione tra i due Paesi, provocando la risposta dell'artiglieria israeliana contro aree frontaliere del sud del Libano.
Nelle stesse ore, alla periferia di Beirut sono esplosi scontri che hanno causato alcuni feriti tra manifestanti e l'esercito nei pressi della sede dell'ambasciata statunitense. Nel giorno in cui il presidente americano Joe Biden in visita in Israele ha ribadito la posizione esplicitamente filo-israeliana di Washington, i vari leader politici libanesi hanno chiamato a raccolta i rispettivi seguaci organizzando cortei a Beirut e in altre città del Paese dei cedri. In mattinata, il partito armato libanese filo-iraniano Hezbollah aveva indetto diversi sit-in nelle sue roccaforti nel sud, nella valle orientale della Bekaa e nella periferia meridionale di Beirut, sua storica roccaforte. Qui, uno dei massimi esponenti del movimento jihadista sciita, Hashem Safieddin, ha arringato la folla di centinaia di persone, accusando Biden e il premier israeliano Benyamin Netanyahu di aver "mentito" circa la responsabilità dell'attacco all'ospedale di Gaza.
"Nei prossimi giorni noi di Hezbollah risponderemo anche a questa menzogna... decine di migliaia di resistenti sono pronti, con il dito sul grilletto, e arriveranno al martirio", ha detto Safieddin. "A Biden, a Netanyahu e agli europei ipocriti diciamo: state attenti, state attenti! L'errore che potreste commettere nei confronti della nostra resistenza genererà una risposta fragorosa più forte della vostra", ha aggiunto l'esponente di Hezbollah, mentre la folla ha intonato più volte "Morte all'America! Morte a Israele!".
Altre manifestazioni di rabbia sono state organizzate nei territori palestinesi della Cisgiordania, così come a Damasco in Siria, a Baghdad in Iraq, a Tunisi contro l'ambasciata francese, a Tripoli in Libia, dove la protesta è stata diretta anche verso l'ambasciata d'Italia, Paese - secondo i media locali - associato al colonialismo e al sostegno europeo a Israele. Si è manifestato anche nelle capitali dei Paesi arabi che hanno da tempo siglato accordi di pace con Israele, come l'Egitto, la Giordania. Condanne formali allo Stato ebraico - ma senza proteste di piazza - sono arrivate anche dalle cancellerie 'amiche' dei Paesi arabi del Golfo riuniti nei cosiddetti Accordi di Abramo siglati con Israele tre anni fa: gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrain e il Marocco. A queste condanne si è unita l'Arabia Saudita, con cui Israele prima del 7 ottobre stava negoziando, tramite gli Stati Uniti, per un imminente accordo di normalizzazione.
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