Nel caos di Gaza, con oltre undicimila vittime palestinesi e gli ospedali a rischio collasso perché circondati da raid e combattimenti, Antonio Guterres è tornato a scagliarsi contro Israele, accusandolo di non proteggere i civili. "Il segretario generale dell'Onu attacca noi invece che quei selvaggi di Hamas", ha replicato con altrettanta durezza Benyamin Netanyanu, che in questa fase del conflitto insiste sulle sue priorità: nessun cessate il fuoco senza il rilascio degli ostaggi, la sconfitta militare del movimento fondamentalista e la rioccupazione della Striscia a tempo indefinito, con l'Anp fuori dai giochi. Una linea dura per cancellare la macchia del disastro del 7 ottobre, di cui molti israeliani lo ritengono il primo responsabile, mentre cresce il pressing dell'ultradestra che evoca persino il ritorno dei coloni a Gaza.
Dopo 37 giorni di guerra, la situazione nella Striscia appare cristallizzata, perché Netanyahu non sembra disposto a fare alcuna concessione, né alla comunità internazionale, né al mondo arabo. "Nessuna pressione internazionale ci fermerà", ha chiarito il leader israeliano nella sua ultima conferenza stampa, ribadendo che le operazioni militari nella Striscia andranno avanti fin quando Hamas non verrà "sradicata".
Allo stesso modo, è stato respinto il piano condiviso da americani e europei (ed evocato di fatto anche al summit dei leader musulmani a Riad) per un ritorno dell'Autorità Nazionale Palestinese alla guida della Striscia. "Educa al terrorismo e paga stipendi ai terroristi", è l'accusa di Netanyahu all'organismo di Abu Mazen che amministra la Cisgiordania.
Il "pieno controllo" di Gaza anche dopo il conflitto è stato invocato anche dal ministro per la Sicurezza nazionale, il falco Itamar Ben Gvir. Che si è spinto oltre. Dopo aver definito un "errore" lo sgombero dei coloni da Gaza, ordinato dall'allora premier Arien Sharon nel 2005, il leader di Potere Ebraico ha risposto così ad una domanda sull'opportunità di tornare ad edificare insediamenti nella Striscia: "La cosa non mi spaventa".
Con un governo israeliano che appare inflessibile, e con i soldati ancora pienamente impegnati sul terreno, è tornata a inasprirsi la tensione con l'Onu. Guterres, in un'intervista alla Cnn, ha affermato che "le leggi di guerra prevedono la protezione dei civili e l'esercito israeliano non lo sta facendo a Gaza": è il terzo affondo del segretario generale, dopo aver definito la Striscia un "cimitero di bambini" e sostenuto che gli attacchi di Hamas "non sono arrivati dal nulla", ma dopo "56 anni di soffocante occupazione subita dal popolo palestinese".
Le argomentazioni di Guterres sono state respinte ancora una volta da Israele, che continua a rivendicare il proprio diritto all'autodifesa. "Vorrei che la comunità internazionale ci supportasse e attaccasse il male puro che rappresenta Hamas", è stato il messaggio di Netanyahu. Che ha ricevuto una dichiarazione di sostegno non scontata da un big dell'Europa. E' il caso del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che in un dibattito pubblico si è detto contrario ad un "immediato cessate il fuoco o ad una lunga pausa nei combattimenti, perché questo significherebbe lasciare a Hamas la possibilità di ottenere nuovi missili". Il presidente francese Emmanuel Macron, due giorni prima, si era espresso in modo contrario. Più equidistante la posizione dell'Ue. L'Alto rappresentante Josep Borrell ha espresso "preoccupazione per l'aggravarsi della crisi umanitaria" ma allo stesso tempo ha condannato Hamas per aver utilizzato "ospedali e civili come scudi umani".
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