Una strategia politica, a volte, si può racchiudere in uno scatto, anche se ufficioso. Del trilaterale notturno tra Giorgia Meloni, Emmanuel Macron e Olaf Scholz all'hotel Amigo di Bruxelles non ci sono foto ufficiali.
Ce ne sono, invece, degli altri due bilaterali che la premier ha avuto con suoi colleghi europei: con la presidente della Repubblica del Kosovo Vjosa Osmani e con Viktor Orban, una manciata di minuti prima che iniziasse il vertice dei 27. Tutto ciò non è accaduto per caso. La premier italiana, da qualche tempo, è sembrata volersi ritagliare una sorta di ruolo da pontiere tra l'ala più europeista del Continente e quella sovranista, anche nel suo volto più radicale, ovvero quello ungherese.
Già nei precedenti summit, questa volta sul fronte della migrazione, Meloni aveva provato a mediare con il duo populista dell'Ue, il polacco Mateusz Morawiecki e Orban. Ma era stato un tentativo fallito. Questa volta, stando alla cronaca dei fatti, le parole di Meloni potrebbero aver avuto più successo sul fronte dell'allargamento. La premier ha incontrato Orban dopo che il premier ungherese aveva avuto una riunione già di suo decisiva con Ursula von der Leyen, Charles Michel, Scholz e Macron. Nel pomeriggio, sia pur con l'escamotage del silenzio-assenso di Budapest, l'ok ai negoziati per l'ingresso di Kiev è arrivato. Poche ore prima fonti di Palazzo Chigi ribadivano un concetto: la presidente del Consiglio ha adottato ormai un "metodo consolidato", ovvero che "fare politica estera vuol dire parlare con tutti".
Meloni aveva rimarcato un concetto molto simile nelle comunicazioni pre-vertice al Parlamento italiano, in occasioni delle quali aveva attaccato - salvo poi correggersi - la foto che ritraeva Mario Draghi, Scholz e Macron seduti in un vagone ferroviario nel loro viaggio notturno verso Kiev. "Si faceva fare le foto e non portava nulla a casa. Non è questa la politica estera", erano state le sue parole. Nella sua prima serata brussellese, tuttavia, la premier ha incontrato, per oltre due ore, proprio i suoi omologhi tedesco e francese. Tutti e tre allo stesso tavolo del bar dell'hotel dove alloggiano.
Sorridenti, una bottiglia di vino rosso in mezzo, il cancelliere tedesco in maglietta. La foto dell'incontro nel giro di poche ore ha fatto il giro dei media, non solo italiani. Ma è stata scattata in maniera furtiva: Palazzo Chigi non ha mai divulgato immagini della riunione, quasi a segnare la distanza con chi ha preceduto Meloni alla guida dell'esecutivo.
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