Gli Usa accelerano, per la prima volta in oltre cinque mesi di guerra, su un cessate il fuoco a Gaza. Entro la settimana - forse già domani - la diplomazia americana presenterà al Consiglio di sicurezza dell'Onu una bozza di risoluzione in cui si chiede un "cessate il fuoco immediato e prolungato, in connessione con il rilascio di tutti gli ostaggi". Un "segnale forte" che rovescia le precedenti posizioni degli Usa che avevano posto il veto ad altre risoluzioni - come quella dell'Algeria - obiettando proprio sull'aggettivo "immediato".
La svolta Usa giunge alla vigilia della visita in Israele - dopo le tappe in Arabia Saudita ed Egitto - del segretario di Stato Antony Blinken: "Speriamo vivamente - ha detto da Riad - che i Paesi la sostengano". Dal Cairo il capo della diplomazia Usa - che domani incontrerà Benyamin Netanyahu - ha ribadito che l'annunciata operazione di terra a Rafah, nel sud della Striscia, sarebbe "un errore", una mossa "non necessaria" per eliminare la minaccia di Hamas, come invece sostiene con forza il premier israeliano. Allo stesso tempo Blinken ha stimato "possibile" un accordo sullo scambio di prigionieri perché le distanze tra le parti si stanno "riducendo": "Una tregua si avvicina", ha detto. In effetti, dopo la recente gelata registrata sui negoziati, il capo del Mossad David Barnea è in procinto di tornare a Doha per riprendere i colloqui con il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani e il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamal.
Il testo della risoluzione americana all'Onu prevede che "il Consiglio di Sicurezza determina l'imperativo di un cessate il fuoco immediato e prolungato per proteggere i civili di tutte le parti, consentire la consegna di assistenza umanitaria essenziale e alleviare la sofferenza umanitaria". E, prosegue, "verso tale obiettivo sostiene inequivocabilmente gli sforzi diplomatici internazionali in corso per garantire tale cessate il fuoco in connessione con il rilascio di tutti gli ostaggi rimanenti". "E' necessario - ha poi ribadito Blinken dall'Egitto insieme al ministro degli Esteri Sameh Shoukry - intensificare tutti gli sforzi per raggiungere il più presto possibile un cessate il fuoco globale" e per velocizzare l'afflusso degli aiuti, superando "gli ostacoli posti da Israele".
E' lecito supporre che il segretario di Stato illustrerà a Netanyahu e al gabinetto di guerra la mossa Usa in Consiglio di sicurezza, e ribadirà le preoccupazioni di Washington sull'operazione a Rafah, già confermata dal premier israeliano nell'ultima conversazione telefonica con il presidente Joe Biden e rivendicata anche dal ministro degli Affari strategici Ron Dermer - fedelissimo di Netanyahu - secondo cui Israele entrerà a Rafah anche se "l'intero mondo gli si rivolterà contro, Usa inclusi".
Non sono solo gli Stati Uniti infatti a guardare con apprensione all'operazione nell'estremità meridionale della Striscia, dove sono sfollati centinaia di migliaia di palestinesi in fuga: in un incontro con il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, anche la premier Giorgia Meloni ha espresso la preoccupazione italiana per l'azione. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha sollecitato "un cessate il fuoco duraturo", mentre il capo della diplomazia Ue Josep Borrell ha rilevato che Israele ha "il diritto di difendersi ma non di vendicarsi".
Al 167esimo giorno di guerra, Israele prosegue intanto l'operazione all'ospedale Shifa di Gaza City. Secondo il portavoce militare sono stati finora uccisi "140 terroristi" e arrestati circa "650", tra cui alti capi di Hamas e della Jihad islamica che hanno preso parte all'attacco del 7 ottobre e custodito ostaggi. Il bilancio dei morti a Gaza - secondo dati del ministero della Sanità di Hamas che non è possibile verificare in modo indipendente - è salito oramai a 31.988, con 74.188 feriti. E cresce ancora la tensione in Cisgiordania: 4 miliziani sono stati uccisi in scontri armati a Tulkarem e un palestinese è stato colpito a morte a un posto di blocco nella zona di Betlemme.
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