- Ilaria Salis potrà lasciare probabilmente il carcere giovedì prossimo. Lo prevede l'avvocato Gyorgy Magyar, che la assiste in Ungheria, spiegando di essere stato informato dal padre Roberto dell'invio da una banca italiana della somma della cauzione. Visto che le banche ungheresi non lavorano fino a martedì prossimo per la Pentecoste, il bonifico arriverà - ha spiegato - sul conto del suo studio legale martedì o mercoledì. Secondo la legge, solo il difensore può fare il versamento sul conto della Corte che, ricevuta la somma, ordina subito l'esecuzione della custodia cautelare ai domiciliari.
"Noi difendiamo e tuteliamo sempre i cittadini italiani, se la signora Salis chiederà di andare ai domiciliari in Italia noi sosterremo la proposta. Credo si possa fare e che non sia in contrasto con il diritto comunitario. Per il resto non rispondo a polemiche di cittadini, noi facciamo il nostro dovere e sono fiero di tutti i nostri diplomatici, fiero del lavoro che ha fatto la nostra ambasciata in Ungheria e di quello che ha fatto il nostro consolato".
Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Livorno. "Non sono parole dette in libertà che possono offuscare l'immagine di donne e uomini che rappresentano il nostro paese".
Il padre di Ilaria: 'Li dovrei ringraziare? Lasciamo stare'
Da parte sua, però Roberto Salis, il padre di Ilaria, ha detto alla Stampa che si "sente di escludere" che ci sia stato un intervento del governo a favore della figlia. "Da quando mia figlia ha accettato la candidatura con Avs tutti i canali di comunicazione esistenti con la diplomazia italiana si sono completamente chiusi. È calato il silenzio più assoluto".
"Dal ministero dell'Interno è arrivata l'indicazione di iscrivere mia figlia al registro dei residenti all'estero per poter votare, ma questa proposta è totalmente fuori luogo": è quanto ha detto all'ANSA Roberto Salis, spiegando che "se Ilaria spostasse la residenza in Ungheria, non potrebbe più chiedere i domiciliari in Italia". Quella proposta "è quindi la scorciatoia più semplice per evitare del lavoro" e invece "è un caso che non riguarda solo Ilaria: così non se ne esce e il governo deve agire per risolvere questo problema che immagino ci sia da 50 anni, ma evidentemente è stato sollevato solo adesso".
Oggi per lui prevale "la delusione. Sono profondamente ferito dall'atteggiamento delle istituzioni italiane. Eccetto una: il
presidente della Repubblica, che forse è stato l'unica figura istituzionale da cui ci siamo sentiti tutelati, che ci ha trasmesso un profondo senso di rispetto nei confronti dello Stato".
Salis ha rilasciato una intervista anche al Corriere della Sera: "La concessione dei domiciliari sarà operativa dopo il pagamento della cauzione - spiega - Appena mi comunicheranno su quale conto corrente farò il versamento. Spero il prima possibile. Dopodiché non dovrebbero esserci altri ostacoli. Penso che abbia pesato moltissimo la forte mobilitazione popolare in Italia, l'attenzione dell'opinione pubblica, averla fatta diventare un fatto mediatico. Anche con la candidatura alle elezioni europee".
Anche Repubblica ha parlato col padre di Salis: "Io penso che il merito sia dei giornalisti che hanno sollevato il caso, della
mobilitazione popolare che è nata dopo la diffusione delle immagini di Ilaria in catene al processo e della mobilitazione
politica, compresa la scelta della candidatura - spiega - contro un processo che da subito è stato politico".
E rispetto al ruolo del governo ribadisce: "Tutta questa attenzione io francamente la vedo ancora molto nebulosa. Li dovrei
ringraziare? Lasciamo stare. Io non ho dei sassolini nelle scarpe, ho i piedi sanguinanti e prima o poi svuoterò i cassetti di quel che ho da dire. Noi non abbiamo visto alcuna volontà concreta né da parte di Tajani né da parte di Nordio"
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