Il Parlamento irlandese ha approvato in via definitiva la prima legge sulla fecondazione assistita che include la regolamentazione delle donazioni e della maternità surrogata, sostenuta con forza dal governo di centrodestra guidato dal premier Simon Harris nonostante le critiche in arrivo da altre forze politiche.
L'Assisted Human Reproduction Bill, presentato due anni fa, introduce tutta una serie di norme in un settore medico in larga espansione nella Repubblica, a partire dalla fecondazione in vitro per arrivare alle altre tecniche che implicano la manipolazione di gameti ed embrioni, o entrambi, allo scopo di avviare una gravidanza. Viene inoltre istituita l'Autorità di regolamentazione per la riproduzione assistita, al fine di controllare la distribuzione delle licenze alle cliniche per la fertilità e il modo in cui operano sull'isola.
La stessa autorità ha un ruolo fondamentale rispetto al controllo della maternità surrogata: deve garantire che la madre surrogata e i futuri genitori dispongano di consulenza legale e supporto indipendenti prima di stipulare un accordo in una clinica (in Irlanda o all'estero), il tutto in una cornice di pieno rispetto dei diritti. Il ministro della Sanità, Stephen Donnelly, ha sottolineato l'importanza di questa legge, in quanto va finalmente incontro alle richieste di molte coppie che non riuscivano ad avere figli. Mentre fra i critici, il senatore indipendente Ronan Mullen ha lanciato un monito sul "sinistro disprezzo" per il riconoscimento del ruolo e dell'importanza delle madri.
Il provvedimento arriva in un'Irlanda ormai lontana dal cliché di Paese cattolicissimo come si è visto già da diversi anni, ad esempio con la legalizzazione dell'aborto e dei matrimoni omosessuali.
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