Apparizione a sorpresa a ridosso delle elezioni britanniche di domani dell'ex premier Boris Johnson, sullo sfondo delle previsioni unanimi di un tracollo dei Tory guidati dal suo ex ministro e successore Rishi Sunak. Controverso, quanto insostituibile fra i conservatori a livello di capacità tribunizie, BoJo ha affiancato Sunak a un comizio a Londra, siglando una sorta di pace dopo il lungo gelo seguito alle recriminazioni per la rivolta interna costatagli la poltrona a Downing Street nell'estate 2022 sullo sfondo del cosiddetto scandalo Partygate, e ha provato a rincuorare un minimo una base elettorale sfiduciata.
Ha ammesso che il partito rischia "una batosta" (evocando una "'sledgehammer defeat", letteralmente una "sconfitta con un colpo di mazza da fabbro"). Ma ha aggiunto che il peggio "può ancora essere evitato", riferendosi quanto meno alle previsioni di una super maggioranza senza precedenti in Parlamento a favore dei laburisti di Keir Starmer.
La ricomparsa di Johnson sembra in ogni modo una mossa disperata, per l'esito della campagna in corso. E, semmai, un messaggio per il dopo elezioni, quando inevitabilmente si riproporrà la questione della leadership interna: questione che secondo il ministro Michael Gove, pezzo da 90 dei Tories a rischio di perdere - come altri colleghi di governo - persino il suo seggio di deputato, potrebbe essere risolta proprio dalla ricostituzione di un tandem Johnson-Sunak, da lui equiparati a "Bellingham e Kane", i due campioni-simbolo della nazionale inglese di calcio impegnata a Euro 2024. Ma che, secondo altri esponenti e molti analisti, richiederà più probabilmente la ricerca d'una figura nuova.
Il Partito conservatore di Rishi Sunak va incontro a "una sconfitta a valanga senza precedenti" alle elezioni di domani. Lo ha ammesso per la prima volta in forma così esplicita alla Bbc un ministro in carica, il titolare del Lavoro, Mel Stride, dicendo a questo punto di "credere assolutamente" nei sondaggi stra-favorevoli al Labour di Keir Starmer. Stride ha poi evocato una maggioranza laburista superiore a quella ottenuta da Tony Blair nel 1997 e addirittura a quella conquistata nel lontano 1931 a parti invertite dai conservatori (con 492 seggi di vantaggio in coalizione con altre due forze sul Labour, distacco che per la verità neppure i sondaggi attuali più estremi pronosticano).
Sulla stessa linea l'ex ministra dell'Interno, Suella Braverman, falco della destra Tory anti-immigrazione e rivale interna di Sunak, secondo la quale per il suo partito "è finita". Più prudente, invece, quasi per scaramanzia, il deputato laburista Pat McFadden, responsabile della macchina elettorale del partito di Starmer, stando al quale "il cambiamento", dopo 14 anni di governi "e di caos Tory", verrà "solo se la gente voterà" per il Labour domani alle urne.
Starmer teme la troppa sicurezza, 'non restate a casa'
Keir Starmer teme solo l'eccesso di sicurezza su un risultato favorevole al suo Partito laburista in vista delle elezioni di domani e mette in guardia gli elettori dal considerare scontata l'ampia vittoria che tutti i sondaggi gli attribuiscono. Le ammissioni di un ministro Tory come Mel Stride sull'attesa di una disfatta per il partito del premier Rishi Sunak rischiano di essere una tattica per "sopprimere" l'affluenza al voto, ammonisce il leader del Labour in uno degli ultimi comizi della vigilia, oggi, in Scozia.
I conservatori, nelle sue parole, "stanno cercando di farvi restare a casa invece che andare alle urne" lasciando intendere che tutto sia già deciso. Mentre "è necessario votare" per "avere un cambiamento" reale dopo 14 anni di governi Tory e di "caos".
Nella polemica delle ultime ore, torna inoltre la questione della 'settimana corta' evocata da Starmer in veste di futuro premier, con l'intenzione dichiarata di lavorare di regola solo fino alle 18 del venerdì anche se andrà a Downing Street: cosa bollata come incompatibile con gli impegni dal capo del governo dai Tories, alcuni dei quali hanno ironizzato sul "riposo del sabato" preteso da sir Keir, alludendo implicitamente alle origini ebraiche della famiglia di sua moglie Victoria.
Allusione equiparata a una forma di "antisemitismo subliminale" da fonti del Labour e dal filo-laburista Guardian, e condannata pure da una dirigente della comunità ebraica di Londra; nonché da esponenti di altre forze politiche come il leader degli indipendentisti-progressisti scozzesi dell'Snp, John Swinney, il cui partito tenta di difendere il primato nei collegi della Scozia dalla rimonta accreditata ai laburisti, ma che comunque definisce "disgustose" le critiche a Starmer sulla questione "dell'orario di lavoro".
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