"Non correrei se non credessi di poterlo fare. Sono la persona più qualificata per la presidenza" americana. Lo ha detto Joe Biden nel corso di un'intervista ad Abc, sottolineando di sottoporsi regolarmente a controlli medici. A chi gli chiedeva se si sottoporrebbe a un test cognitivo per poi diffonderne pubblicamente i risultati, Biden ha risposto: "Ho un test neurologico completo ogni giorno".
Il confronto tv con Donald Trump è stato un "brutto episodio: ero esausto - spiega il presidente Usa -. La responsabilità di come è andato il dibattito è solo mia, non di altri. Mi sentivo malissimo: mi hanno fatto dei test per vedere se avevo qualche infezione ma era solo un brutto raffreddore. Sono ancora in buona forma.
Joe Biden è sempre più solo. Nonostante il più anziano presidente della storia americana continui a insistere di non voler mollare la corsa alla Casa Bianca, aumentano le pressioni dei donatori e alcuni vertici del partito che gli chiedono di farsi da parte prima che sia troppo tardi.
E anche i partner della Nato, che tra qualche giorno si riuniranno a Washington per il vertice dell'Alleanza, cominciano a dubitare che il commander-in-chief possa portare avanti la campagna e sconfiggere Donald Trump. "Resto in corsa" per la Casa Bianca e "batterò Trump, ha assicurato il presidente a Madison, in Wisconsin, uno degli stati chiave per la conquista della presidenza. "Stiamo uniti, vinciamo questa elezione ed esiliamo Donald Trump politicamente", ha aggiunto Biden ribadendo che al voto c'è in gioco la democrazia. Rassicurazioni che però non tranquillizzano. In senato il democratico Mark Warner sta creando un gruppo di liberal per chiedere il passo indietro di Biden. La governatrice del Massachusetts, Maura Healey lo ha invitato a "valutare attentamente" la candidatura alla rielezione.
Sul fronte dei donatori le cose non vanno meglio. Dopo il co-fondatore di Netflix Reed Hastings, che negli anni ha donato oltre 20 milioni di dollari al partito democratico, l'emorragia di fondi sembra infatti non fermarsi. Abigail E. Disney, cineasta erede della famiglia reale dell'intrattenimento, ha avvertito che la campagna di Biden e i comitati che la sostengono "non riceveranno un altro centesimo da me fino a quando non stringeranno i denti e lo sostituiranno". "Biden è un brav'uomo che ha servito bene il suo Paese, ma la posta in gioco è troppo alta per consentire alla timidezza di determinare la nostra linea di condotta", ha attaccato la donatrice milionaria.
Quindi è arrivata la lettera alla Casa Bianca di 168 manager e finanziatori - tra i quali Christy Walton, la nuora del fondatore di Walmart, il miliardario investitore Mike Novogratz e il professore di Harvard Lawrence Lessing - che hanno chiesto "il ritiro della candidatura per il bene della nostra democrazia e del nostro Paese". Come se non bastasse, secondo indiscrezioni dell'agenzia Bloomberg, tra gli alleati della Nato sta salendo un sentimento di insofferenza e frustrazione nei confronti dell'anziano commander-in-chief, oltre alla paura che un'America guidata da Trump non giovi ai rapporti transatlantici. "E' insostenibile", questa l'opinione sull'ostinazione di Biden diffusa a Bruxelles, dove funzionari europei e dell'Alleanza auspicano che il presidente americano faccia un passo indietro a favore di qualcuno che abbia maggiori chance di battere il tycoon e quindi preservare l'unità sull'Ucraina e sulla Nato. In più c'è anche la preoccupazione, probabilmente condivisa dall'amministrazione Usa, che il vertice dell'Alleanza dal 9 all'11 luglio nella capitale americana sia oscurato dall'attenzione sulle elezioni. Il presidente tira dritto, ribadisce che non ha nessuna intenzione di lasciare e si dice convinto di poter ancora battere il rivale repubblicano. Ma, nonostante il cambio di strategia deciso dal suo staff - più viaggi in giro per gli Stati Uniti per dimostrare vigore e lucidità - anche nel partito democratica l'aria è cambiata e molti dei vertici stanno virando su Harris, considerata a questo punto l'unica alternativa possibile. Chi la considera già una potenziale avversaria è proprio Trump, che ha già elaborato un attacco da sferrare nei prossimi giorni.
Secondo il piano rivelato da alcuni suoi consiglieri, la tattica del tycoon punterebbe sul presentare la vice presidente come "un'estremista di sinistra", pro-migranti e anti-milionari e sull'accusarla di inesperienza in ambito internazionale. La verità è che la campagna dell'ex presidente teme una candidatura di Harris non solo perché donna nera e di origine asiatica ma anche perché giovane. A 59 anni, 60 poco prima delle elezioni di novembre, Kamala ha quasi vent'anni in meno di Trump e se lui poteva giocare a fare il giovanotto in confronto al vecchio Biden, con la vice presidente non gli sarà più possibile. Intanto le ha già affibbiato un soprannome, una sorta di attestato di stima nella mentalità trumpiana: 'Laffin Kamala Harris' (storpiatura di 'laughing', 'che ride'), per via di un video denigratorio circolato sulle piattaforme di destra che raccoglie tutti i momenti in cui la numero due di Biden ha sorriso.
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