Un cardiochirurgo di 69 anni rilancia le speranze dei riformisti iraniani dopo anni di dominio conservatore e ultraconservatore: Masoud Pezeshkian è un critico della repressione violenta delle proteste e del rigido obbligo del velo per le donne, mentre in politica estera viene considerato un pragmatico e la sua ascesa potrebbe socchiudere uno spiraglio al dialogo con l'Occidente (Khamenei permettendo, la Guida suprema cui spetta sempre e comunque l'ultima parola).
Classe 1954, Pezeshkian è nato da padre iraniano di origine turca e madre curda nella città nordoccidentale di Mahabad.
Durante la sua carriera politica ha rappresentato Tabriz nel parlamento iraniano, è stato ministro della Sanità nel governo del riformista Khatami e ha supervisionato l'invio di squadre mediche sul fronte di guerra durante il conflitto Iran-Iraq tra il 1980 e il 1988. Nel 1993 Pezeshkian ha perso sua moglie e uno dei suoi figli in un incidente stradale: non si è mai risposato e ha cresciuto i suoi tre figli rimasti - due maschi e una femmina - da solo.
Gran parte della sua campagna presidenziale è stata incentrata sulla sua integrità personale, così come sulla sua assenza da incarichi ministeriali nell'ultimo decennio.
Pezeshkian ha affermato di essere un riformista in termini politici ma conservatore nello stile di vita, confermando lealtà ai principi della rivoluzione islamica. Tuttavia guarda con interesse a un certo modello di democrazia e ha affermato che le persone stanno soffocando a causa delle libertà limitate, in particolare i giovani. Con lo slogan 'Per l'Iran', ha promesso di essere la voce di chi non ha voce, sostenendo che le proteste non devono essere affrontate con il manganello: 'il dottore', come viene chiamato in patria, ha criticato pubblicamente il governo Raisi per la morte in custodia di Mahsa Amini, invitando le autorità a un'indagine sulle circostanze del decesso. In campagna elettorale ha mantenuto la sua posizione, criticando l'applicazione delle leggi obbligatorie sull'hijab per le donne: "Ci opponiamo a qualsiasi comportamento violento e disumano nei confronti di chiunque, in particolare delle nostre sorelle e figlie", ha affermato. Ha anche promesso di allentare le restrizioni su Internet e di coinvolgere le minoranze etniche nel suo governo.
Guardando alle relazioni internazionali, durante la campagna Pezeshkian ha affermato che l'Iran si è ritrovato in una gabbia economica a causa della sua politica estera, e che avrebbe dovuto essere più collaborativo per sottrarsi alle sanzioni. A fare campagna per conto di Pezeshkian è stato anche Mohammad Javad Zarif, combattivo ex ministro degli Esteri di Rohani che ha contribuito a siglare il Jcpoa, lo storico accordo nucleare del 2015 fallito tre anni dopo: Pezeshkian ha chiesto il ripristino dell'intesa per far uscire l'Iran dall'isolamento.
Sottolineando che "se riusciremo a revocare le sanzioni, le persone avranno una vita più facile".
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