"Non ho scelto io lo scioglimento dell'Assemblée Nationale, ma ho deciso di non subirlo": parole come macigni, pronunciate la sera di domenica a suggellare la fine di un legame che sembrava inossidabile. Gabriel Attal, primo ministro oggi prorogato nella sua carica con la formula poco protocollare "per il momento", sembra un'altra persona rispetto ad appena 6 mesi fa. Allora, il 9 gennaio, avvolto in un cappotto di lana, faceva la sua prima apparizione al fianco del presidente, che lo aveva appena nominato. Oggi sembrano trascorsi anni: Attal sembra meno giovane e soprattutto è molto meno legato al suo presidente. A colui cioè che ha voluto la sua scalata nel partito - prima portavoce, poi sottosegretario, quindi due volte ministro, ai Conti pubblici e all'Educazione nazionale - e che lo ha nominato capo del governo.
Attal, 35 anni, ha bruciato le tappe in questi sei mesi. Le sensibilità diverse con Emmanuel Macron sono esplose la sera del 9 giugno, quando il presidente annunciò ai francesi che avrebbe sciolto il Parlamento e indetto nuove elezioni. Uno scioglimento che lui tentò di evitare con ogni mezzo, anche - fu poi riferito - offrendo all'Eliseo le sue dimissioni, che quella sera Macron respinse. Soprattutto perché vedeva in Attal "il migliore per condurre la campagna" delle legislative. In quel caso, pur nella scelta avventata di andare ad elezioni anticipate, il presidente ci vide giusto con il suo delfino.
Ma Attal, che dopo gli studi ed esperienze teatrali esordì giovane in politica con i socialisti, si è smarcato giorno dopo giorno dalle direttive di Macron. Le strade si sono poi separate al momento di scegliere le modalità della desistenza: esitante e poco esplicita quella del presidente della Repubblica, rimasto fedele all'idea di equidistanza fra La France Insoumise e il Rassemblement National; decisa e chiara, oltre che poi rivelatasi vincente, quella di Attal: "Il rischio da evitare è quello di una maggioranza assoluta del Rn, non di Lfi", ha detto. Altri momenti hanno segnato l'allontanamento, soprattutto quando - ad ogni presa di parola in pubblico - Attal ha cominciato ad invocare "una nuova era", "un nuovo modo di governare", addirittura la sua personale ambizione a riprendere "la fiaccola dei miei ideali".
E' certo, si dice nell'entourage del premier uscente, che Attal ha scoperto un gusto diverso per la politica e vuole affermare la sua personalità e il suo carattere. Domenica sera, dopo le sue parole sullo scioglimento che ha deciso di "non subire", ha aggiunto: "Da domani dovremo renderci conto che dobbiamo rimettere tutto in discussione. Il nostro spazio politico dovrà mettersi al lavoro per costruire una nuova proposta politica". Lui ci sta con ogni probabilità già lavorando, anche se il futuro sembra essere lontano dal suo mentore.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA