Una nomina di troppo che ha colto tutti di sorpresa. L'ultima mossa compiuta in gran fretta dal segretario generale uscente della Nato Jens Stoltenberg, che ha scelto lo spagnolo Javier Colomina come rappresentante speciale per i Paesi del fianco Sud, in primo luogo quelli del Mediterraneo, suona come uno sgarbo all'Italia, che su quella posizione strategicamente cruciale aveva lavorato a lungo e si preparava a presentare un suo candidato.
La reazione del governo - che in ogni caso considera ad interim la decisione presa dal Consiglio Atlantico martedì scorso e non ancora formalizzata - non si è fatta attendere. "Forti perplessità" per l'indicazione di un inviato "personale" di Stoltenberg a poco più di due mesi dalla scadenza del suo mandato sono state espresse da fonti dell'esecutivo a Roma. E questo mentre a Bruxelles si ricorda che la decisione di nominare un inviato speciale della Nato per il Sud è stata presa appena la settimana scorsa al vertice di Washington dopo una lunga fase istruttoria. In quella sede l'Italia aveva chiaramente indicato di puntare a questo incarico e negli incontri avuti con Stoltenberg nulla lasciava presagire una scelta così rapida e in favore di uno spagnolo già vicesegretario generale aggiunto per gli affari politici dell'Alleanza.
In una lettera inviata a Stoltenberg dal rappresentante permanente dell'Italia alla Nato, ambasciatore Marco Peronaci, si legge che "le autorità italiane hanno appreso della tempistica della decisione con grande sorpresa e disappunto". E si ricorda che "per essere efficace la politica della Nato verso il Sud necessita di un rinnovato approccio, non di una ridenominazione". Nella missiva si sottolinea inoltre, senza mettere in discussione le prerogative del segretario generale, "l'assenza di un'adeguata consultazione con gli alleati" su una decisione così strategica. In realtà, la mossa di Stoltenberg è solo l'ultima di una serie di nomine e promozioni fatte a fine mandato e non solo che hanno suscitato più di un malumore tra gli alleati. Un andazzo che è stato criticato da diversi Paesi partner e che, a detta di molti, ha premiato alcuni fedelissimi con promozioni fatte senza seguire la consueta prassi dei concorsi. La decisione del segretario generale uscente, a quanto si è appreso, non è affatto piaciuta anche alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Che avrebbe espresso la sua protesta direttamente a Stoltenberg a margine della riunione della Comunità politica europea (Cep) svoltasi giovedì scorso a Woodstock, in Gran Bretagna.
L'Italia non considera comunque chiusa la partita. Intanto Stoltenberg ha indicato Colomina come 'suo' rappresentante e non come 'il' rappresentante Nato, una sottile ma significativa differenza nel linguaggio della diplomazia sempre attentissimo alle parole utilizzate. Ma soprattutto il primo ottobre prossimo, quando si insedierà, a riaprire i giochi potrebbe essere il nuovo segretario generale della Nato, Mark Rutte. Il quale avrebbe preso un impegno politico proprio con Meloni per prendere in considerazione una candidatura italiana che il colpo di mano di Stoltenberg non ha lasciato il tempo di presentare. Se ne riparlerà quindi dopo la pausa estiva quando Roma tornerà alla carica forte del sostegno che diversi partner, aggiungono fonti vicine al dossier, pare le abbiano già assicurato.
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