PORT-AU-PRINCE, 21 LUG - La crisi della sicurezza
sta contribuendo al "disfacimento dell'intero tessuto sociale"
di Haiti dove, a causa dell'alto tasso di violenza, almeno
578.000 persone sono già state costrette a fuggire dalle proprie
case dall'inizio di marzo. E' l'allarme lanciato dall'Ufficio
per gli Affari umanitari delle Nazioni unite (Ocha), secondo cui
"le famiglie vengono separate, i posti di lavoro persi, le
scuole chiuse e i servizi sanitari collassano".
Per il capo dell'Ocha nella repubblica caraibica, Abdoulaye
Sawadogo, rispondere ai bisogni umanitari nel Paese "non è un
compito facile". "La violenza che provoca lo sfollamento della
popolazione è la stessa che rende proibitiva la consegna degli
aiuti umanitari, "impossibile nel mezzo degli scontri a fuoco".
In questo contesto - evidenzia Sawadogo - donne e bambini
sono diventati gruppi particolarmente vulnerabili poiché "sono
esposti alla violenza, agli abusi sessuali, allo sfruttamento,
all'abuso e alla separazione familiare". "Ci sono anche prove di
bambini costretti a lavorare per le bande criminali", aggiunge
l'ufficio Onu.
Dallo scorso marzo Haiti è sprofondata in una crisi politica,
sociale e umanitaria per il dilagare delle violenze di gruppi
armati che hanno preso il controllo di parte del territorio per
chiedere le dimissioni dell'ex primo ministro, Ariel Henry. Dopo
l'uscita di scena di Henry, un Consiglio di transizione è stato
formato per gestire una transizione fino allo svolgimento delle
elezioni, previste il 7 febbraio 2026.
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