Il governo laburista britannico di Keir Starmer non intende porre obiezioni formali di fronte alla Corte Penale Internazionale contro i mandati di arresto spiccati mesi fa nei confronti del premier israeliano, Benyamin Netanyahu, e del ministro della Difesa, Yoav Gallant, oltre che dei leader di Hamas, accusati di crimini di guerra nella Striscia di Gaza. Lo ha detto un portavoce di Downing Street, confermando indiscrezioni del New York Times. L'ipotesi di porre obiezioni era stata evocata - ma non ufficializzata - dal precedente governo conservatore di Rishi Sunak.
L'intenzione attribuita al gabinetto Starmer era stata accolta ancor prima della sua ufficializzazione dalla reazione stizzita del governo d'Israele, che per bocca d'un funzionario s'era detto "profondamente deluso da una decisione fondamentalmente sbagliata" già sulla base delle anticipazioni del Nyt.
Una portavoce di Downing Street, interpellata dai giornalisti durante il briefing di giornata a number 10, ha peraltro sottolineato come la mancata presentazione di obiezioni non significhi un avallo delle motivazione dei mandati d'arresto in questione. Ma solo il rispetto di "decisioni indipendenti" della Corte Internazionale (Cpi), massimo organismo giudiziario internazionale nato da un trattato a cui il Regno Unito ha a suo tempo aderito. "Noi crediamo fermamente nello stato di diritto e nella separazione dei poteri", ha rimarcato.
I mandati recano del resto la firma del procuratore capo della Cpi, Karim Khan, avvocato ed esperto di diritto internazionale britannico di chiara fama, il quale in passato ha già ricoperto incarichi di giudice nel tribunale sui crimini nella ex Jugoslavia e che ha un fratello ex deputato conservatore alla Camera dei Comuni di Westminster.
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