La notizia dell'assassinio di Ismail Haniyeh è piombata al mattino presto a Gaza con il fragore di una bomba.
Passati i primi momenti di collera e lutto, sono cominciate frenetiche consultazioni tra i vertici di Hamas per discutere su chi puntare per la successione a capo politico del gruppo islamico. Un nome si è fatto largo subito, quello di Khaled Mashal, l'uomo più potente dell'ufficio politico, già presidente fino al 2017. Nato nel villaggio di Silwad, vicino Ramallah, è diventato una figura chiave nell'intero sistema di reclutamento politico e flusso di fondi dall'estero nei Territori. Emigrato in Giordania, è stato salvato nel 1997 da un tentativo di omicidio col veleno sparso in una strada di Amman.
All'inizio degli anni '90 è diventato membro dell'ufficio politico di Hamas ed in poco tempo ha sostituito il predecessore Musa Abu Marzouk, arrestato e incarcerato negli Stati Uniti per attività terroristica. Tuttavia la strada per sedere sulla poltrona di Haniyeh è in salita per Mashal: durante la guerra in Siria, ha apertamente espresso sostegno ai ribelli contro Assad. Dichiarazioni che gli hanno tirato addosso la grande contrarietà di Teheran.
Al secondo posto della lista c'è Musa Abu Marzouk, il vice di Haniyeh, la cui fortuna è valutata tra i 2 e i 3 miliardi di dollari. Ma anche lui ha uno scheletro nell'armadio. In un'intervista rilasciata al sito di notizie Al-Monitor lo scorso dicembre, avrebbe suggerito al gruppo islamico che governa la Striscia di riconoscere Israele, come passo verso la fine della divisione intra-palestinese: "Vogliamo far parte dell'Olp, e abbiamo detto che avremmo onorato i suoi impegni". Alla luce del clamore suscitato dall'intervista, poche ore dopo Marzouk ha pubblicato una smentita ma la frittata ormai era fatta. Il 7 ottobre ha difeso le azioni di Hamas, ma ha pure detto che "il rapimento di donne e bambini è stato un errore". Attualmente ha un ruolo importante nei colloqui negoziali tra Israele e la fazione.
Sul tavolo c'è anche il nome di Razi Hamed, membro dell'ufficio politico di Hamas e portavoce del governo di Haniyeh nel 2006. Considerato uno dei leader pragmatici dell'organizzazione, sembrerebbe però non godere di molto sostegno tra i funzionari di Hamas. Come capo politico potrebbe candidarsi pure Taher al-Nono, che è stato consigliere di Haniyeh negli ultimi anni ed è considerato suo protetto, ma senza guadagnare molta popolarità, soprattutto nella Striscia di Gaza. Nessuna candidatura invece arriverà di certo dai fratelli Yahya e Muhammad Sinwar che, come tutti gli altri membri anziani dell'ala militare di Hamas, non oseranno uscire dai tunnel per paura che Israele elimini pure loro.
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