E' scontro verbale tra il premier
britannico Keir Starmer ed Elon Musk, patron di X (ex Twitter),
sui disordini scatenati dai gruppi dell'ultradestra nel Regno
Unito dopo l'ondata di disinformazione e fake news sui social
media seguita alla strage di bambine a Southport, vicino a
Liverpool.
Ieri il portavoce del primo ministro laburista aveva definito
come "ingiustificabile" il commento pubblicato dal tycoon sotto
un tweet con un video degli scontri nelle strade inglesi in cui
diceva: "La guerra civile è inevitabile". E oggi anche la
viceministra della Giustizia Heidi Alexander ha criticato Musk
per il suo comportamento "irresponsabile". L'uomo più ricco del
mondo, già finito sotto accusa più volte per i suoi post e la
gestione del social, ha pure commentato direttamente il tweet
pubblicato ieri da Starmer in cui garantiva la tolleranza zero
del governo contro i ripetuti attacchi alle comunità musulmane e
alle moschee compiuti dalle frange dell'estrema destra mosse da
un sentimento islamofobo. "Non dovresti preoccuparti degli
attacchi contro tutte le comunità?", ha chiesto in tono polemico
Musk.
Lo scontro verbale è destinato ad andare avanti mentre il
ministro responsabile per la Scienza e la Tecnologia, Peter
Kyle, in un incontro coi giganti dei social e del web - TikTok,
Meta, la società madre di Facebook, Google, e X - ha chiesto la
loro collaborazione per fermare la diffusione della
disinformazione e l'incitamento all'odio sulle rispettive
piattaforme. Anche se, come segnalano i media britannici, nei
giorni scorsi Musk aveva interagito tramite il suo profilo di X
con un commento di critica a Starmer del latitante Tommy
Robinson, esponente di estrema destra in fuga dalla giustizia
che da un hotel di lusso a Cipro, secondo le rivelazioni del
Mail, sta continuando indisturbato a fomentare via social i
'riots' nel Regno. Del resto l'ex leader dell'English Defence
League, gruppo su posizioni xenofobe e islamofobe, era stato
riammesso su X l'anno scorso dopo l'acquisto della piattaforma
online da parte del tycoon, ponendo fine alla messa al bando
imposta nel 2018.
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