Migliaia di medici degli
ospedali pubblici in tutta l'India continuano ad astenersi dal
lavoro per il quinto giorno consecutivo, garantendo ai pazienti
solamente i servizi definiti "essenziali". I medici chiedono
giustizia per la giovane specializzanda trovata morta il 9
agosto a seguito di una violenza sessuale nell'ospedale
universitario R G Kar di Kolkata, e una legge nazionale che
garantisca di lavorare in sicurezza nei policlinici, del tutto
privi di misure di controllo e di telecamere di sorveglianza.
"Siamo determinati e non ci faremo fermare dalle pressioni a
tornare in silenzio", dicono i medici, anche se in molte città
sta montando la rabbia delle migliaia di pazienti che non
vengono ammessi alle visite programmate da tempo o si vedono
rifiutare i trattamenti in day hospital. Per far fronte a questo
disagio, in alcune città gli ospedalieri si stanno organizzando
per offrire visite gratuite: accade a Delhi, dove all'esterno
del Policlinico Aiims, il più grande ospedale pubblico, i medici
e gli specializzandi hanno allestito tende in cui ricevono i
malati arrivati nella capitale da fuori. Alle richieste dei
sanitari si è intrecciata la rabbia per l'ennesimo episodio di
violenza sessuale e per il tentativo iniziale della polizia
locale di negare l'accaduto nell'ospedale. Rabbia anche per il
silenzio del premier Modi che solo il 15 agosto, nel suo
discorso alla nazione, ha accennato, in modo vago, alla
"necessità di considerare seriamente i crimini contro le donne e
instillare nei criminali il timore di una seria punizione".
A dispetto dell'inasprimento delle pene per questi reati,
dopo l'orrore dello stupro di gruppo avvenuto a Delhi del 2012,
che provocò la morte di una 23enne, la violenza sessuale contro
le donne resta un problema ampiamente diffuso in India: secondo
gli ultimi dati del National Crime Records Bureau, nel 2022 sono
stati denunciati 90 stupri al giorno, in aumento del 20 per
cento rispetto all'anno precedente.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA