Torna al centro delle polemiche il giornale satirico Charlie Hebdo, questa volta accusato da due associazioni cattoliche per "incitamento e provocazione all'odio religioso" dopo la pubblicazione di una vignetta sulla Vergine Maria avvenuta il 16 agosto, all'indomani della festa religiosa dell'Assunzione. La vignetta incriminata, dal titolo 'Vaiolo delle scimmie: prima comparsa del virus in Europa', raffigura la Madonna con i sintomi della malattia che piange a mani giunte mentre riceve vari insulti da persone esterne alla scena.
Un'immagine che ha fatto scattare la denuncia contro il vignettista Pierrick Juin e Riss, pseudonimo di Laurent Sourisseau e direttore del giornale. Nel testo presentato al tribunale di Parigi da parte delle associazioni 'Marie de Nazareth' e 'La petite Voie', editori del sito tribunechretienne.com., si descrive la Madonna come "figura femminile d'identificazione per i cristiani di tutto il mondo".
Dopo la pubblicazione della vignetta, Tribune chrétienne l'ha subito denunciata come "incitamento gratuito all'odio verso i cattolici in Francia", lanciando una petizione per farla ritirare e raccogliendo quasi 25.000 firme, come hanno precisato gli autori del ricorso. Anche il vescovo della città francese Bayonne, Marc Aillet, si è espresso su X dicendo che "la libertà di espressione non può giustificare una caricatura così abietta".
Il giornale, dalla linea editoriale avversa a tutte le religioni e che più volte ha preso di mira il credo cristiano, musulmano ed ebraico, ha conquistato una tragica ribalta internazionale a gennaio 2015. Quell'anno, infatti, si aprì con l'attacco jihadista alla redazione di Charlie Hebdo nel centro di Parigi in cui furono uccise 12 persone, tra cui anche il direttore del periodico Stéphane Charbonnier (Charb). A scatenare l'attacco furono delle caricature sul profeta Maometto, che l'Islam vieta di rappresentare e ritenute quindi doppiamente offensive.
Sul caso fu chiamato a esprimersi anche Papa Francesco, che interrogato a proposito della libertà di espressione dei vignettisti rispose: "Se un caro amico parla male di mia madre si aspetti un pugno, è normale. Non si può provocare né insultare la fede degli altri, non si può deriderla". Parole che generarono altre polemiche nel contesto di una mobilitazione globale sotto lo slogan 'Je suis Charlie', adottato dai sostenitori della libertà di satira e di stampa in tutto il mondo.
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