Un annuncio ufficiale non era previsto, ma dall'incontro tra Joe Biden e Keir Starmer alla Casa Bianca sono emerse "indicazioni" sull'intenzione del presidente americano di autorizzare Gran Bretagna e Francia a consentire a loro volta all'Ucraina di utilizzare i loro missili a lungo raggio Storm Shadow e Scalp - che usano tecnologia Usa - per colpire in profondità in territorio russo. Ipotesi che continua a innervosire Mosca: dopo le minacce di Vladimir Putin alla Nato, stavolta è l'ex presidente Dmitry Medvedev a mettere in guardia: "Nessuno vuole usare le armi nucleari, ma ci sarebbero i presupposti formali per farlo. La pazienza della Russia sta per finire".
Secondo il Financial Times, il colloquio tra Biden e Starmer ha dato "segnali" che gli Stati Uniti potrebbero cambiare la loro posizione in merito all'uso dei missili occidentali - sebbene al momento non gli Atacms americani - da parte di Kiev. Prima di lasciare Washington, il premier britannico ha dichiarato che l'incontro non era dedicato a "una tappa o a una tattica precisa", ma è stato "un'occasione per parlarsi della strategia dell'Ucraina", alla quale entrambi i leader hanno ribadito il proprio sostegno. La discussione sui missili, ha quindi annunciato Starmer, continuerà "nei prossimi giorni con un gruppo più ampio di soggetti" a margine dell'Assemblea generale dell'Onu a New York, dove i due torneranno a vedersi anche con altri partner occidentali e con Volodymyr Zelensky.
Biden e Starmer hanno anche espresso "profonda preoccupazione" per la fornitura di armi letali alla Russia da parte dell'Iran, già nel mirino di sanzioni americane e di altri Paesi occidentali. Il G7 a guida italiana ha condannato in una nota le esportazioni da Teheran di missili e droni utilizzati da Mosca "per uccidere civili ucraini", intimando all'Iran di "cessarle immediatamente". Sempre a New York il presidente ucraino illustrerà a Biden il suo "piano per la vittoria", piano che intende sottoporre anche a entrambi i candidati alla Casa Bianca, Kamala Harris e Donald Trump. Il tycoon "capisce quanto sia difficile sopravvivere durante una guerra" e "mi sostiene", ha detto Zelensky rivelando, in un'intervista alla Cnn, dettagli della telefonata dello scorso luglio con l'ex presidente Usa.
"Abbiamo avuto una bella conversazione", ha affermato il leader ucraino che vorrebbe anche capire meglio cosa intenda Trump quando sostiene di poter porre fine alla guerra in poco tempo una volta eletto. "Credo che i messaggi elettorali siano messaggi elettorali, a volte non sono proprio veri. Per questo, queste dichiarazioni ci hanno fatto preoccupare", ha risposto l'ucraino a una domanda in merito. Zelensky - che oggi si è felicitato per il nuovo scambio di prigionieri avvenuto con la Russia - continua intanto a perorare la sua causa. "Questa notte, il nemico ha lanciato più di 70 droni kamikaze Shahed in tutta l'Ucraina e la maggior parte di loro è stata abbattuta", ha scritto in un messaggio mattutino su Telegram. Ma - ha insistito - "abbiamo bisogno di maggiori opportunità per rafforzare lo scudo aereo, la difesa antiaerea e a lungo raggio per continuare a proteggere la vita e la nostra gente". "Stiamo lavorando su questo con tutti i nostri partner", ha sottolineato. Ma tra gli alleati della Nato non mancano i distinguo: l'Italia è contraria all'uso delle proprie armi in territorio russo, mentre si sono dette favorevoli la Finlandia e la Svezia, le ultime arrivate nell'Alleanza atlantica, purché - ha precisato la ministra degli Esteri di Helsinki Elina Valtonen - "siano utilizzate in conformità con il diritto internazionale". Ovvero solo contro obiettivi militari e legittimi, proprio come assicura Zelensky.
E mentre l'Occidente valuta quanto questa decisione possa effettivamente cambiare le sorti della guerra (e quindi quanto il rischio di escalation con Mosca valga la candela), le forze russe continuano ad avanzare nell'est dell'Ucraina. Il ministero della Difesa ha rivendicato la conquista di un altro villaggio, Jelannoe Pervoe (Zhelanne Pershe in ucraino), nella zona di Pokrovsk, il distretto logistico nel Donetsk finito da settimane nel mirino dell'esercito di Putin. Tuttavia Kiev continua a sperare che la Russia si trovi costretta a dirottare un gran numero di suoi soldati dal Donbass alla regione di Kursk per rispondere all'offensiva ucraina lanciata all'inizio di agosto.
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