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'Manomessa la fornitura, così ha colpito Israele'

'Manomessa la fornitura, così ha colpito Israele'

L'esperto: 'Inseriti micro esplosivi fatti detonare a distanza'

ROMA, 17 settembre 2024, 18:53

di Lorenzo Trombetta

ANSACheck
Beirut, Libano - RIPRODUZIONE RISERVATA

Beirut, Libano - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'attacco elettronico attribuito a Israele e che ha causato morti e feriti tra Libano e Siria, per lo più membri di Hezbollah, è stato preparato da tempo ed è la dimostrazione delle elevate capacità israeliane di operare nell'ambito dello spionaggio industriale, mettendo a nudo l'incapacità del movimento armato filo-iraniano di mettere in sicurezza i suoi quadri. Lo afferma Elijah Magnier, esperto di intelligence e di tecnologie militari, a lungo basato a Beirut e con più di 30 anni di esperienza in teatri di guerra in tutta la regione.

    Con un articolato intervento su X, Magnier ha analizzato a caldo quello che appare come il più vasto e letale attacco israeliano alla struttura di sicurezza di Hezbollah. Prima di tutto, afferma Magnier, va compresa la capacità di Israele di intromettersi tecnicamente nei cercapersone fatti detonare con delle micro cariche di esplosivo: "Per poter integrare un innesco esplosivo in un lotto di cercapersone, Israele avrà probabilmente avuto bisogno dell'accesso alla catena di approvvigionamento di questi dispositivi". Secondo Magnier, i servizi segreti israeliani potrebbero essersi quindi "infiltrati nel processo di produzione, aggiungendo ai cercapersone una componente esplosiva", oltre a "un meccanismo di attivazione a distanza senza destare sospetti".

    L'altro aspetto è il coinvolgimento di una terza parte: il venditore di dispositivi, che potrebbe essere stato "una copertura per i servizi di intelligence (israeliani) o un intermediario che lavora con Israele per facilitare la distribuzione di questi dispositivi agli Hezbollah". Secondo fonti di sicurezza locali, il lotto di cercapersone usato per questo attacco era da poco stato distribuito ai quadri del partito.

    Il terzo punto critico analizzato da Magnier è l'attivazione a distanza degli esplosivi: questa può essere stata resa possibile "utilizzando una frequenza specifica o un segnale codificato che attiva l'ordigno esplosivo all'interno del ricevitore. Ciò richiede sia sofisticazione tecnica che tempismo preciso per massimizzare le vittime", ha scritto Magnier.

    Diverse testimonianze giunte dal Libano affermano che in alcuni casi i cercapersone si sono surriscaldati prima dell'esplosione, allertando i membri di Hezbollah in tempo prima della detonazione. In altri casi sembra che dei messaggi siano apparsi sul display del dispositivo. L'ultimo punto discusso dall'analista è la violazione da parte di Israele della sicurezza di Hezbollah: "Questo incidente rivela una falla significativa nei protocolli di sicurezza di Hezbollah", afferma. "L'incapacità dell'organizzazione di rilevare i cercapersone manomessi prima della distribuzione suggerisce che esiste una lacuna nel controllo della catena di fornitura e nelle misure di sicurezza interna".    

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