"Il miracolo è che nostro figlio ne sia uscito salvo, senza nemmeno un graffio. Era coperto di sangue, ma illeso". E' il racconto di Yaari, marito di una delle sette vittime dell'attentato di martedì sera a Jaffa - mentre in cielo si vedevano i missili dell'Iran - e padre del bambino di nove mesi, Ari, salvato dalla madre che lo ha protetto con il suo corpo. Inbar Segev-Vigder, 33 anni, di Tel Aviv, aveva il piccolo in braccio, ha detto Yaari alla tv Kan, dopo averlo saputo dai testimoni.
Le foto sui social mostrano Inbar, insegnante di educazione fisica, con il neonato nel marsupio mentre sorride all'obiettivo. I due terroristi che l'hanno uccisa sono arrivati da Hebron, in Cisgiordania, erano armati con un fucile automatico e un coltello, non avevano un permesso per stare in Israele. Entrambi ventenni, uno di loro si era appuntato sulla maglietta il fiocco giallo simbolo degli ostaggi israeliani per non farsi fermare dalla polizia. Gli agenti hanno riferito che i filmati delle telecamere di sicurezza della zona mostrano alcuni dei momenti dell'attentato: i due mentre escono da una moschea vicina, attaccano i passanti su Jerusalem Boulevard uccidendone due. Poi, almeno uno di loro sale su un vagone della metropolitana leggera e uccide quattro passeggeri prima di scendere.
Tutto è successo mentre le sirene d'allarme suonavano per avvisare la popolazione dell'arrivo di missili balistici dall'Iran, mentre le bombe cominciavano a esplodere e a essere abbattute. Chi era sul posto ha raccontato di scene caotiche, disperazione e urla. Tra le vittime una ragazza di 17 anni, i cui parenti non hanno permesso la pubblicazione del nome, poi Shahar Goldman, 30 anni, Roital Bronstein, 24, Ilya Nozadze, 42 anni della Georgia, Nadia Sokolenko, 40, e Jonas Crossis, 26. "Ho visto un terrorista sparare a una ragazza che era già a terra e dopo a un'altra ragazza, poi ha colpito un uomo in bicicletta. In quel momento è arrivato un civile con una pistola e lo ha ucciso". Il giovane che ha eliminato uno dei terroristi è Lev Kreitman, scampato al massacro del 7 ottobre mentre si trovava al festival Nova nella foresta di Beeri.
Da riservista è stato per sei mesi a Gaza: "La pistola con cui ho sparato è di mia proprietà, la porto sempre con me, capisco subito se c'è una situazione di pericolo", ha detto in un'intervista a Kan. "Ero entrato in un negozio, ho sentito degli spari, sono uscito e ho caricato l'arma, c'erano raffiche. Purtroppo a terra vedevo persone morte. Ho identificato due terroristi, sono andato avanti piano piano, ad un certo punto uno di loro è venuto nella mia direzione, mi sono fatto di lato e gli ho sparato", ha raccontato ancora. "Ho cercato di fare il massimo in una situazione surreale: tra sirene, missili, intercettazioni nel cielo, una situazione veramente assurda", ha commentato Lev.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA