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'Cristoforo Colombo non era genovese ma spagnolo e ebreo'

'Cristoforo Colombo non era genovese ma spagnolo e ebreo'

Documentario alla tv spagnola. Ma gli scienziati dubitano

MADRID, 14 ottobre 2024, 13:29

Paola Del Vecchio

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Portoghese, galiziano, basco, scozzese: sono almeno 25 i Paesi e le località che si disputano le origini di Cristoforo Colombo, l'ammiraglio delle Indie salpato il 3 agosto 1492 da Palos de la Frontera, a capo della spedizione finanziata dai re cattolici.

Il vuoto che circonda parte della biografia di Cristobal Colon - il suo nome in spagnolo - ha dato luogo a molte congetture. Soprattutto in Spagna, dove ora fa discutere il documentario 'Colon Adn, su verdadero origen', mandato in onda sabato in prima serata dalla tv pubblica Tve per la festa nazionale dell'ispanità, per raccontare 'la vera origine' del celebre ammiraglio. A partire da un'indagine genetica condotta sui resti del Dna negli ultimi 20 anni dal medico legale José Antonio Lorente, cattedratico dell'università di Granada.

Lo scopritore delle Americhe, si afferma, era spagnolo, un ebreo sefardita originario di luoghi del Mediterraneo occidentale che potrebbero essere la costa di Valencia, della Catalogna o delle Baleari. Una conclusione che spazzerebbe il campo dalle varie ipotesi e, soprattutto, da quella universalmente più accreditata, secondo cui Colombo nacque a Genova. Come ci si è arrivati? La ricerca cominciò nel 2001 con l'esumazione dei resti attribuiti a Colombo nella cattedrale di Siviglia e, poi, con quella delle ossa del figlio Fernando (Hernando Colon). Ma si fermò nel 2005, perché la tecnologia non era abbastanza avanti per ottenere risultati risolutivi, spiega Lorente nel documentario. Ripresi nel 2020, i test del Dna sui resti di Colombo sono stati poi messi a confronto con quelli di parenti e presunti discendenti. Fra le '"evidenze" riscontrate dal medico forense, la prima è che i frammenti di ossa custoditi a Siviglia sono proprio di Cristobal Colon. La parzialità del Dna ricostruito sarebbe dovuta al fatto che il celebre navigatore morì a Valladolid ma volle essere sepolto nelle Antille, nell'isola di Hispania. Per cui le sue spoglie furono prima trasferite a Cuba nel 1795, per poi essere riportate in Spagna durante la guerra ispano-americana nel 1898.

E negli spostamenti potrebbero essere state 'contaminate' da fattori ambientali. La seconda "certezza" evidenziata da Lorente è che Fernando era figlio di Cristoforo Colombo, mentre Diego, considerato il fratello, sarebbe stato solo un parente di quinto grado. Un centinaio di test di Dna sono stati effettuati dall'equipe dell'Università di Granada anche a Genova e Milano, su persone di cognome Colombo. Ma l'esame del Dna mitocondriale, che contiene informazioni sull'ascendenza da parte materna, non avrebbe dato risultati, poiché Colombo era il nome dato ai figli illegittimi "ideale per nascondere un'identità", è la tesi dei ricercatori.

I risultati avrebbero comunque consentito di scartare una a una le 8 'finaliste' delle 25 ipotesi iniziali. Fino a suffragare quella dell'origine spagnola ed ebraica dell'ammiraglio, sostenuta da Francesc Albardaner, ex presidente del Centre d'Estudios Colombins di Barcelona. Nella scena clou del documentario, Lorente si rivolge a lui per rivelare che sia "nel cromosoma Y (ereditato dal padre) che nel Dna mitocondriale (ereditato dalla madre) di Fernando ci sono tratti compatibili con l'origine ebraica". Secondo Albardaner, Cristoforo Colombo "nasce da una famiglia di tessitori di seta di Valencia, una tradizione nella comunità ebrea sefardita, all'epoca molto estesa in Spagna". E avrebbe nascosto la sua religione per sfuggire all'espulsione degli ebrei decretata dai re cattolici. Un'altra prova della sua origine ispanica era che "scriveva le lettere in spagnolo". Una conclusione contestata da esperti come Antonio Alonso, ex direttore dell'Istituto nazionale spagnolo di scienze forensi, secondo cui "il documentario non mostra in nessun momento il Dna di Colombo".

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