Gli agenti della polizia messicana hanno catturato il presunto assassino del sacerdote Marcelo Pérez Pérez, Edgar "N", alias Scrapy, nel Mercadito 2, a circa 700 metri dal centro storico di San Cristóbal de las Casas, in Chiapas, stato meridionale del Messico confinante con il Guatemala.
Al momento dell'arresto di Edgar "N" gli agenti hanno sequestrato diverse dosi di metanfetamina. Il governatore del Chiapas, Rutilio Escandón Cadenas, sul suo account X, ha subito annunciato la cattura del presunto assassino. "Il mio riconoscimento alle autorità del sistema giudiziario, che mi hanno informato che l'autore materiale della morte di padre Marcelo è stato arrestato".
Dopo l'annuncio del governatore, uno dei fratelli di padre Marcelo Pérez ha dichiarato al gruppo all news messicano Milenio di non avere informazioni sull'arresto del presunto colpevole. "Non lo sapevo, mentirei se dicessi il contrario, ma se la corruzione continua non c'è giustizia", ha detto.
Padre Marcelo è stato ucciso domenica scorsa. Subito dopo aver celebrato la messa a San Cristobal de las Casas, "due uomini a bordo di una motocicletta hanno sparato al suo veicolo", dove è stato poi ritrovato "il suo corpo senza vita"
La denuncia dell'Onu
L'omicidio del sacerdote è un crimine "assolutamente inaccettabile" e deve essere indagato "in modo esauriente", aveva chiesto l'ufficio messicano dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.
L'Ohchr "condanna l'omicidio perpetrato questa mattina a San Cristóbal de las Casas (...) e sollecita le autorità a svolgere
un'indagine tempestiva, esaustiva ed efficace", si legge in un comunicato.
Secondo l'Ohchr, il prelato aveva ricevuto minacce ed era protetto in via precauzionale dalla Commissione interamericana
per i diritti umani .
La presidente del Messico, Claudia Sheibaum, ha assicurato che il suo governo ha già aperto un'indagine e che è in contatto
con le autorità della Chiesa cattolica.
La Chiesa: 'Fermate la violenza'
La Chiesa cattolica ha chiesto alle autorità messicane di porre fine alla violenza e alla corruzione nel Chiapas, dopo l'assassinio, domenica, del sacerdote indigeno e difensore dei diritti umani Marcelo Pérez, nella città di San Cristobal de las Casas.
"Chiediamo ai tre livelli di governo la fine totale della violenza che affligge il nostro Stato, frutto di impunità, complicità e corruzione", ha scritto in un comunicato stampa la diocesi di San Cristobal de las Casas, al quale apparteneva il sacerdote. Nel suo comunicato rivolto al governo e alla società civile, la diocesi ha anche chiesto che il delitto venga indagato "fino a quando non saranno individuati esecutori e mandanti".
Pérez, 51 anni, era un nemico dichiarato dei narcotrafficanti. Originario dell'etnia maya Tzotzil, il sacerdote aveva ricevuto minacce, presumibilmente a causa delle sue denunce per lo spaccio di droga e per le violenze che sconvolgono il Chiapas, teatro di una guerra tra gruppi criminali organizzati.
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