La bambina nata dalla gestazione per altri in Argentina è stata affidata alla coppia di italiani che nel frattempo ha affittato un appartamento a Buenos Aires. I due uomini si sono impegnati a non portare la bambina fuori dal Paese, ha detto a La Nacion l'avvocato che li rappresenta nel caso, Arnaldo Germán Pereira Dos Santos. Quella della gestazione per altri "è una questione che in Argentina non è stata legiferata. La stiamo studiando. È un caso molto difficile", ha dichiarato un inquirente che si sta occupando del caso, precisando che non è ancora chiaro quale sia il reato, né chi siano gli autori, anche se si ritiene che sia l'organizzazione che ha messo in piedi il business approfittando dei bisogni delle persone.
Negli ultimi mesi sono stati aperti casi simili in diverse parti del Paese e attualmente sono in corso indagini su oltre 100 casi di presunta tratta. Inoltre, a Cordoba, lo scorso luglio, sono state convocate per un interrogatorio nove persone accusate di aver reclutato donne in situazioni di vulnerabilità. Il provvedimento comprendeva i proprietari di due cliniche di fecondazione assistita che offrivano il servizio a chi voleva diventare genitore, avvocati che si occupavano degli aspetti legali, e psicologi che certificavano l'idoneità delle donne reclutate per queste procedure.
La madre della bambina è stata contattata su un gruppo Facebook. Questa, a quanto si è appreso, l'indicazione fornita dalla stessa donna alla quale, sei mesi dopo l'inizio della gravidanza, sono stati pagati circa 5.500 euro (sei milioni di pesos). La donna ha inoltre raccontato che quando aveva 18 anni aveva già donato gli ovuli, così come altre ragazze del suo quartiere nella città di Rosario che partecipavano a trattamenti del genere in cambio di denaro.
Secondo le informazioni trapelate finora, l'organizzazione che ha assunto la giovane operava con un collegamento negli Stati Uniti e comunicava con la ragazza attraverso messaggi a tempo. Gli intermediari si sono occupati dei test clinici e delle cure e hanno stipulato un'assicurazione medica per circa un anno, affittando per la donna un appartamento nel ricco quartiere di Recoleta, nella capitale argentina, fino alla data del parto. La piccola è nata il 10 ottobre scorso presso il reparto di maternità della clinica svizzero-argentina della capitale.
La coppia italiana con la neonata frutto di una maternità surrogata aveva già fatto due tentativi di lasciare l'Argentina, secondo quanto ricostruisce il quotidiano argentino La Nacion. Il primo tentativo risale a mercoledì della settimana scorsa, quando la madre della piccola si era presentata allo scalo cittadino di Buenos Aires, Aeroparque, con uno dei due italiani dicendo di volerlo autorizzare a viaggiare da solo con la loro bimba.
Tuttavia, secondo fonti, già allora le autorità di Migrazione avevano notato che la donna aveva un atteggiamento molto distaccato dalla piccola e che c'era una notevole disparità socio-economica rispetto all'uomo che si presentava come suo compagno. La coppia, in quel caso, si era allontanata senza completare la pratica. I due ci avevano però riprovato il giorno successivo, giovedì, presso l'hub internazionale di Ezeiza. I documenti erano in regola perché entrambi erano indicati come genitori della piccola, ma agli agenti era saltato all'occhio che la donna viveva a Rosario, mentre il presunto compagno italiano, in Argentina c'era andato solo una volta, nell'agosto 2023. Un dettaglio che chiaramente escludeva la possibilità di un concepimento naturale.
A quel punto la polizia federale che si occupa della Migrazione aveva contattato il Tribunale federale numero uno di Lomas de Zamora, competente per l'aeroporto, sporgendo denuncia, e il giudice Federico Villena aveva assegnato il caso al procuratore Sergio Mola, che ha chiesto l'apertura di un'indagine penale per tre possibili reati: traffico di persone, vendita di bambini o appropriazione di minori. Il venerdì la coppia di italiani aveva usato un'altra strategia: volare tutti e quattro, inclusa la madre surrogata. Secondo fonti giudiziarie, gli italiani avevano prenotato un volo per mezzogiorno, ma alla fine aveva deciso di imbarcarsi con un volo Air France che parte il venerdì poco prima di mezzanotte. A quel punto, l'ufficio Migrazione aveva già lanciato un allerta e quando l'aereo stava per decollare, il giudice ha firmato il divieto di lasciare il Paese e il gruppo è stato fermato nell'area di pre-imbarco.
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