Un patto scritto per delimitare all'interno dei confini europeisti l'azione della maggioranza Ursula. Dopo giorni di tensioni, attacchi reciproci e trattative semi-segrete, popolari, socialisti e liberali sono vicini a sbloccare l'impasse sui sei candidati vicepresidenti della futura Commissione europea.
Su Raffaele Fitto e Teresa Ribera, innanzitutto, divenuti nel giro di una manciata di giorni una sorta di vaso di Pandora di tutte le debolezze interne ad una maggioranza che, rispetto alla passata legislatura, appare comunque fragile.
Il negoziato per sbloccare lo stallo è corso sulla rotta Rio De Janeiro-Bruxelles. Nella città carioca, a margine del G20, i leader Ue e Ursula von der Leyen hanno avuto modo di affrontare la questione. E il premier spagnolo Pedro Sanchez ha aperto alla possibilità di votare il candidato italiano. La mossa di Sanchez è stata il grimaldello per sbloccare lo stallo, ma non è bastato. Lunedì sera i tre capigruppo della maggioranza, Manfred Weber, Iratxe Garcia Perez e Valerie Hayer si sono visti per aprire il tavolo della trattativa. Al centro l'ipotesi di elaborare un patto scritto che ricalchi il programma già enunciato da von der Leyen ma, soprattutto, che allontani l'ipotesi di un'asse tra il Ppe e le destre. A corroborare l'accordo ci sarebbero due elementi: attendere che Ribera riferisca sulle alluvioni di Valencia alle Cortes spagnole prima di darle il via libera e assottigliare le deleghe del terzo pomo della discordia, il candidato ungherese Oliver Varhelyi.
Giochi conclusi? Nient'affatto. Perché il problema della maggioranza Ursula è la sua fragilità interna. A pesare sono i contesti politici nei singoli Stati membri. Nei socialisti la delegazione francese e quella tedesca sono le più battagliere: non hanno candidati commissari da difendere e si preparano alle proprie campagne elettorali, che nel caso della Germania sarà a strettissimo giro. Il Ppe deve fare i conti con gli spagnoli del Partido Popular: la loro opposizione a Ribera è feroce e potrebbe portarli a smarcarsi perfino dal voto a von der Leyen il 27 novembre nel caso la candidata di Sanchez ottenga luce verde. "Al momento sulla Commissione con i liberali e i socialisti non c'è accordo", ha sottolineato Weber in tarda serata, dopo una riunione del gruppo intrisa di malumori, e prima di tornare a vedere Garcia Perez e Hayer. Ma è lo stesso leader popolare a non disdegnare il continuo alzare la posta del suo gruppo, complice il rapporto ormai ai minimi con i socialisti.
In caso di conclusione positiva della trattativa notturna, mercoledì mattina ciascun leader presenterebbe al proprio gruppo il patto di coalizione. Nel frattempo, a mezzogiorno, Ribera è chiamata ad intervenire al Parlamento spagnolo. Subito dopo l'accordo potrebbe finalmente essere ufficializzato. Il come, resta un mistero. All'Eurocamera si parla di una foto dei tre leader della maggioranza insieme o perfino di una conferenza stampa. Il via libera - con i 2/3 e senza andare allo scrutinio segreto - ai sei vicepresidenti scatterebbe nelle ore successive. Ma, come spiegano fonti parlamentari, l'accordo è solo sui vicepresidenti e non sul voto finale, in Plenaria, all'intera Commissione. Non è escluso che, rientrata dal Brasile, intervenga anche von der Leyen. Il suo silenzio indispettisce i più, all'Eurocamera.
Il rischio che Ursula parta azzoppata è comunque concreto. Di prima mattina due ex premier italiani e due simboli dell'Europa unita, come Romano Prodi e Mario Monti, hanno lanciato un appello congiunto. "In questo momento, con le enormi sfide che l'Unione Europea deve fronteggiare ad Est e ad Ovest, confidiamo che davanti a candidati qualificati come Teresa Ribera o Raffaele Fitto non prevalgano le tensioni intestine, in particolare tra i gruppi considerati più europeisti quali i popolari e i socialisti", hanno scritto. Ma il loro monito, comunque vada a finire la trattativa sulle nomine, potrebbe finire inascoltato.
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