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Orban sfida la Cpi e invita Netanyahu, ira dell'Ue

Orban sfida la Cpi e invita Netanyahu, ira dell'Ue

Il leader israeliano ringrazia. Biden: 'Il mandato è scandaloso'

BRUXELLES, 22 novembre 2024, 20:01

di Mattia Bernardo Bagnoli

ANSACheck
Orban sfida la Cpi e invita Netanyahu, ira dell 'Ue - RIPRODUZIONE RISERVATA

Orban sfida la Cpi e invita Netanyahu, ira dell 'Ue - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Gianburrasca dell'Unione Europea, Viktor Orban, non ha perso tempo per entrare a gamba tesa sulla questione del mandato di arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale ai danni di Benyamin Netanyahu. "Lo inviterò a venire in Ungheria dove posso garantirgli che la sentenza non avrà alcun effetto", ha dichiarato il magiaro nel corso di un'intervista alla radio statale. Ora, la decisione della Cpi ha generato scosse telluriche all'interno dell'Unione Europea, che aderisce in blocco allo Statuto di Roma ma, allo stesso tempo, vive all'interno di sé sensibilità molto diverse rispetto alla guerra a Gaza. Ma Orban, come al solito, ha scelto immediatamente di esasperare i toni.

L'Ungheria, se il premier israeliano arrivasse davvero sul suo suolo e non fosse arrestato, "violerebbe i suoi obblighi legali internazionali e la posizione dell'Ue sulla Corte penale internazionale", ha detto all'ANSA un alto funzionario Ue.

Budapest, infatti, ha ratificato l'accordo sulla giurisdizione della Corte ed è tenuta a far rispettare i mandati di arresto, pena il deferimento all'assemblea degli Stati membri. Che poi è esattamente quanto accaduto alla Mongolia quando non ha ammanettato Vladimir Putin nel corso della sua visita lo scorso settembre. Ecco, nel caso di Orban è quantomeno coerente sulla linea: annunciò che non avrebbe applicato le disposizione nemmeno se il presidente russo si fosse recato in Ungheria (cosa mai accaduta, va ricordato). La Commissione, in serata, ha ufficialmente rammentato agli Stati membri che hanno l'obbligo di rispettare le prescrizioni della Corte. "L'Unione Europea rispetta la sua indipendenza e la sua imparzialità", ha rimarcato un portavoce.

"Sembra che Orban sia tornato a trollare con la fine della presidenza in vista", ha confidato invece una fonte diplomatica, ricordando appunto che Budapest, sino al 31 dicembre, guida il Consiglio Ue (dal primo gennaio le succederà Varsavia). "Non sono sicuro cosa possano fare gli Stati membri al riguardo", ha notato ancora la fonte, precisando che la prossima settimana ci sarà una riunione del comitato dei rappresentanti permanenti - Coreper - e la questione potrebbe essere sollevata. "Al momento non c'è nulla in agenda", ha affermato un altro diplomatico.

L'imbarazzo ad ogni modo è palpabile, dato che quando l'Aja spiccò il mandato ai danni di Putin il plauso tra i 27 fu (quasi) unanime e ora, invece, alcune capitali molto vicine a Israele - e in certi casi alleate di ferro di Kiev - si trovano spiazzate, anche perché l'accusa a quel punto di doppi standard da parte del Sud Globale è a portata di mano.

Netanyahu non ha perso tempo e ha ringraziato Orban per l'invito, elogiandone la "chiarezza morale". Sonore bordate arrivano anche dagli Usa (che non hanno mai sottoscritto lo Statuto di Roma, come Russia e Cina). Per il presidente uscente Joe Biden i mandati di arresto sono "scandalosi" - sulla graticola c'è pure l'ex ministro della Difesa Yoav Galant - mentre Donald Trump ha ribadito che gli Stati Uniti saranno "sempre a fianco d'Israele contro le minacce alla sua sicurezza". A completare il giro dei grandi dell'Onu - con potere di veto - c'è la Cina (la Corte adotti e persegua "una posizione oggettiva"), la Russia (le sentenze dell'Aja "per noi sono insignificanti"), la Francia ("prendiamo atto") e la Gran Bretagna ("rispetteremo i nostri obblighi legali").

Se Londra, tra i big europei, ha adottato la posizione probabilmente più netta, Berlino si è mostrata invece molto più cauta. "Esamineremo coscienziosamente i passi da compiere", scrive in una nota il portavoce del cancelliere, precisando che azioni ulteriori saranno compiute "solo quando sarà prevedibile una visita in Germania del primo ministro Netanyahu e dell'ex ministro Galant". L'Iran naturalmente festeggia. Il capo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, il generale Hossein Salami, ha definito infatti il mandato d'arresto come la "fine e la morte politica" d'Israele. 

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