Kaja Kallas non è ancora ufficialmente alto rappresentante dell'Unione Europea mentre, nella notte, le ferrovie ucraine la stanno portando verso Kiev. Il passaggio avviene alla mezzanotte, come nelle fiabe. "Sono mesi che i miei amici si vogliono congratulare ma non possono", confida con un sorriso. L'Ue e i suoi bizantinismi. Kallas, in una mossa dall'alto valore simbolico, ha deciso di debuttare in Ucraina, al fianco del presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa. "Per l'Ue è la più grave crisi di sicurezza, io credo non si debba escludere nulla e mantenere una certa ambiguità strategica", dice quando le si chiede se i soldati europei potrebbero avere un ruolo in Ucraina, magari per vigilare sul rispetto della tregua immaginata da Donald Trump.
Ecco, Trump. L'ex premier estone sta già "costruendo ponti con l'amministrazione statunitense". "Ma quando sento i resoconti degli Stati membri che hanno avuto colloqui con l'amministrazione Trump... beh, non dicono più che è così facile porre fine a questa guerra", confida Kallas nel corso della prima intervista da nuovo alto rappresentante Ue, rilasciata all'ANSA e ad un ristretto gruppo di media internazionali a bordo del treno verso Kiev. "Forse dovremmo domandarci se la tregua non serva ai russi per non rinunciare ai loro obiettivi perché per l'Ucraina è dura, al momento, ma stiamo sopravvalutando Mosca: la loro economia è entrata in una fase difficile, tra sanzioni, deficit, inflazione, mancanza di personale", spiega. Dunque è anche "nell'interesse degli Usa" continuare a sostenere l'Ucraina, perché una vittoria di Mosca "rafforzerebbe la Cina, l'Iran e la Corea del Nord, che già operano insieme".
In particolare l'arrivo delle truppe nord coreane è una "svolta nel conflitto", non solo in prospettiva europea. "Cambiano le carte in tavola anche per i Paesi più lontani, come l'America Latina o l'Africa, dove c'è un enorme coinvolgimento di mercenari russi. Perché dimostra la logica del se 'tu mi aiuti io ti aiuto' e lo possiamo vedere anche in Siria", nota Kallas, precisando però di non voler approfondire la discussione su quanto sta accadendo in queste ore perché i "segnali sono troppo confusi". "Mi limito a dire - argomenta - che questi processi sono collegati tra loro e dovremmo osservare il quadro generale". Per quanto riguarda l'Africa, Kallas dice di essersi appena incontrata con il commissario per i Parternariati internazionali per discutere come fare per avere un approccio "più efficace", perché sono "i nostri vicini".
In generale, secondo Kallas, ci sono molte opportunità per l'Ue nel mondo ma è necessario cambiare approccio, perché la Cina e la Russia sono molto attive e l'Europa ha tutte le carte per non esserlo meno. "Siamo 27 Paesi, abbiamo la Commissione, il Consiglio, l'Alto rappresentante: sincronizziamo le agende, evitiamo di andare tutti in un Paese e poi dimenticarne un altro per anni", rimarca. "Ho già discusso la questione con molti ministri degli Esteri", assicura.
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