/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Il nunzio in Siria: 'La gente ha paura, ad Aleppo sono chiusi in casa'

Il nunzio in Siria: 'La gente ha paura, ad Aleppo sono chiusi in casa'

Zenari all'ANSA, 'Non dimenticateci, eravamo spariti dai radar'

CITTÀ DEL VATICANO, 02 dicembre 2024, 18:29

Redazione ANSA

ANSACheck
Mario Zenari - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mario Zenari - RIPRODUZIONE RISERVATA

"La situazione è difficile e la gente ha paura". A parlare è il Nunzio in Siria, il cardinale Mario Zenari, che è in continuo contatto con la comunità cattolica di Aleppo. Nessuno sa dare una spiegazione al raid che ieri ha colpito il Terra Santa College dei francescani.


Un posto dove le famiglie portavano i bambini a giocare e dove si distribuisce il pane gratis alle persone che non hanno mezzi per comprarlo. Ma la risposta dei francescani è chiara: "respingiamo ogni violenza e, come tutti sanno, la nostra missione ha un carattere solo umanitario", dice padre Bahjat Karakach, responsabile dei francescani di Aleppo. Quindi da oggi ha riaperto, proprio al Terra Santa College danneggiato dalle bombe, il panificio. E nell'edificio dei francescani al centro della città di Aleppo ha riaperto la mensa che fornisce mille pasti al giorno.


Zenari, l'ambasciatore del Papa a Damasco, in una conversazione con l'ANSA riferisce di essere "in contatto ogni giorno, ogni ora, con i vescovi, i religiosi, le religiose, i preti di Aleppo. In alcune zone c'è una calma sospetta, in altri posti sparatorie, poi cade qualche missile come accaduto ieri al Terra Santa College. La situazione è questa: è difficile".


"Finora i ribelli hanno rispettato una loro promessa, chiamiamola così, di non toccare i civili ma la gente è rinchiusa a casa, ha paura, non ci sono autorità alle quali fare riferimento, gli uffici governativi sono stati abbandonati e i civili sono tra i due fuochi". Un appello? "Non dimenticate la Siria, purtroppo era scomparsa dai radar dei media, l'instabilità qui rischia di propagarsi", dice Zenari ricordando il disastro, "mezzo milione di morti e tredici milioni di sfollati in quattordici anni di guerra. Ora aumenteranno. Non dimenticate la Siria", ripete Zenari.


Da Aleppo è padre Bahjat Karakach, responsabile dei Francescani locali, a condividere con l'ANSA la situazione di oggi. "I nostri due confratelli, fr. Samhar e fr. Bassam, stanno bene e son dovuti rimanere nel collegio fino a tarda ora per assicurare che il fuoco che ha distrutto un'ala della struttura si fosse del tutto spento con l'aiuto dei vigili del fuoco", dice parlando de due confratelli che, vivendo nel Collegio, per primi hanno dato l'allarme sul raid. "Il bombardamento ha causato gravi danni ad una struttura famosa grazie al bene che ha offerto e continua ad offrire a tutti gli aleppini, senza nessuna distinzione di appartenenza religiosa". Per questo, prosegue il francescano, "non ci spieghiamo le ragioni di questo atto e chiediamo alla comunità internazionale di intervenire e fare tutto il possibile per impedire tali violenze su una struttura religiosa". Riferisce anche che sta emergendo il problema di come seppellire i morti: "il cimitero si trova molto vicino alla frontiera con i gruppi armati curdi, che si dice abbiano messo dei cecchini e non lasciano passare nessuno".


"C'è il desiderio di tornare alla normalità, ma siamo coscienti che c'è bisogno di tempo. Speriamo non sia lungo".
Padre Bahjat Karakach racconta anche della difficile giornata di ieri che si è conclusa però con la messa, la prima di Avvento, segno di speranza: "C'era una grande presenza dei fedeli, ovviamente di quelli che sono rimasti in città, questo ci ha dato speranza e forza". 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza