Una potenza economica, la quarta dell'Asia dopo il Giappone, la Cina e l'India, che da anni si affaccia nel teatro geopolitico mondiale come un global pivotal state, impegnato a contribuire al mantenimento dell'ordine internazionale fondato sui valori delle democrazie liberali e alleato di ferro degli Usa. Ma la storia della Corea del Sud, lo Stato nato sotto il 38mo parallelo con la divisione della penisola coreana alla fine della Seconda guerra mondiale, è contrassegnata da dittature militari e progresso: un'economia hi-tech in continua crescita e un modello che, anche grazie al K-pop, si è fatto largo nel mondo nonostante una quadro sociale sempre più in difficoltà, come dimostra l'epidemia di suicidi nel Paese. E un fantasma che non l'ha mai abbandonata, quello comunista agitato da Pyongyang che ancora oggi mina un sistema democratico all'apparenza occidentalizzato con una forte polarizzazione politica interna.
Nella repubblica semipresidenziale, basata sulla divisione dei poteri politico, legislativo e giudiziario, la legge marziale e l'autoritarismo per contenere eventuali derive hanno sempre svolto un ruolo significativo, segnando momenti di tensione politica, proteste di massa o minacce vere o presunte alla sicurezza nazionale. Imposta per la prima volta durante la guerra di Corea (1950-1953), quando il Nord la invase, fu fatta scattare di nuovo durante la Rivoluzione d'Aprile del '60 nel pieno della lotta democratica nel Paese che vide violente proteste contro le frodi elettorali e l'autoritarismo, con l'esercito schierato e le libertà civili limitate. E poi ancora l'anno dopo, con il colpo di Stato che portò ai 18 anni del governo di Park Chung-hee che prese il potere, a suo dire, per ristabilire l'ordine. Per poi essere assassinato nel 1979 e sostituito dal governo di Chun Doo-hwan, un capo militare che dichiarò la legge marziale in tutto il Paese mentre manovrava per prendere il controllo del governo, con la brutale repressione della rivolta di Gwangju, culminata nell'uccisione di centinaia di civili.
Gli ultimi anni della legge marziale in Corea del Sud, prima di quella annunciata oggi dal presidente Yoon, risalgono alla fine degli '80, quando le proteste di massa del 1987, note come rivolta democratica di giugno, costrinsero la giunta militare al potere ad adottare una costituzione più democratica e a tenere elezioni presidenziali dirette.
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