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Macron sempre più solo: 'Ma resto fino alla fine'

Macron sempre più solo: 'Ma resto fino alla fine'

Dall'azzardo elettorale di luglio ad un Paese senza più governo

PARIGI, 04 dicembre 2024, 20:43

Redazione ANSA

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Macron in Arabia Saudita, incontra Bin Salman © ANSA/AFP

Macron in Arabia Saudita, incontra Bin Salman © ANSA/AFP

Il suo azzardo elettorale, lo scorso luglio, ha spinto la Francia su una strada senza ritorno e ormai la maggioranza dei francesi, il 52%, ne chiede le dimissioni. Eppure Emmanuel Macron, in visita di stato di tre giorni in Arabia Saudita mentre il Paese sprofondava nel caos, viene descritto come "tranquillo" e concentrato sulla scelta di un percorso di uscita da quest'ennesima impasse, la sfiducia al governo di Michel Barnier.


    Il presidente ha bollato come "fantapolitica" la crociata dell'estrema destra di Marine Le Pen e dell'estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon per renderlo il primo capo dell'Eliseo costretto alle dimissioni: "Resterò fino alla fine", cioè fino alla primavera del 2027, ha assicurato in questi giorni ai suoi.
    E anche nelle ultime drammatiche ore del governo Barnier ha difeso la scelta di sciogliere il Parlamento.


    La prima pagina di oggi della voce della gauche, Libération, è di quelle che i collezionisti incorniceranno: il volto di un Macron serio e preoccupato a tutta pagina e il titolo 'Sfiducia: è la sua sconfitta'. Ormai ai minimi storici di popolarità, con oltre il 76% dei francesi che lo ritiene "un cattivo presidente", Macron è isolato nel Palazzo. Del presidente giovane e determinato che voleva far saltare le vecchie logiche arrivando in pochi mesi al potere con un suo partito né di destra né di sinistra resta soltanto il lontano ricordo. La speranza di un rinnovamento della politica si è frantumata oggi riportando la Francia al 1962, l'unica altra occasione in cui la Quinta repubblica si ritrovò di fronte all'ingovernabilità, con la mozione di sfiducia a Georges Pompidou.


    Il crollo, con un Paese senza governo, senza una direzione precisa da seguire e senza manovra finanziaria di fronte a un deficit pubblico da record, affonda le sue radici nella serata shock del 9 giugno. Sconfitto sonoramente alle elezioni europee, vinte secondo ogni previsione da Marine Le Pen, Emmanuel Macron prende tutti in contropiede e in diretta tv annuncia di aver già disposto lo scioglimento dell'Assemblée Nationale. Afferma di farlo per chiedere la fiducia ai francesi per andare avanti, ma nessuno approva la scelta, tutti prendono le distanze, ben consci che quella fiducia nei secondi cinque anni di Emmanuel Macron i francesi non ce l'hanno. Si cercano spiegazioni psicologiche alla reazione di Macron alla sconfitta, come consiglia di fare un potente uomo sempre vicino all'Eliseo, Alain Minc: "Quando un uomo incontestabilmente intelligente, commette un atto assolutamente stupido, bisogna cercare la spiegazione nella psicologia", le sue parole.


    Poco più di un mese dopo, in una lettera ai francesi, Macron esclude di voler varare un governo di sinistra, rifiutando la candidatura di Lucie Castets, avanzata dal Nuovo Fronte Popolare, e proponendo invece di pescare il premier fra i moderati e il centrodestra. Emerge il Républicains Barnier, al quale dà il via libera il Rassemblement National di Marine Le Pen. Che da allora non ha perso occasione di far valere - fino all'epilogo di oggi - tutto il suo potere sul governo.  
   

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