"Non rimanete in silenzio. Continuate a parlare di Cecilia Sala". E' quanto ha detto in un'intervista a Repubblica Nazanin Zaghari-Ratcliffe, 46enne insegnante britannico-iraniana, detenuta per 6 anni nel carcere di Evin per ragioni politiche, riguardo all'arresto da parte di Teheran della giornalista iraniana. A Sala oggi direbbe "che tutto questo finirà. Che lei non c'entra niente. Che non è colpa sua, nonostante quello che certa gente potrà dire. Purtroppo Cecilia non è il primo e non sarà l'ultimo ostaggio della Repubblica Islamica. Mi piacerebbe parlare con la sua famiglia e condividere la mia esperienza. Il mio consiglio è: non rimanete in silenzio. Continuando a parlare di Cecilia, si rafforzerebbe la sua posizione in prigione, dove ora sarà terrorizzata e sotto enorme pressione dei carcerieri. E si contrasterebbero i ricatti dell'Iran".
Per resistere in carcere "mi hanno dato speranza la mia bambina e la mia famiglia. Sapere che qualcuno fuori combatteva per la mia libertà mi ha dato tanta forza. Così come il coraggio e la tempra di altre donne imprigionate a Evin. Insieme, provavamo a sopravvivere, e a non dimenticare la vita fuori.
Mandate libri a Cecilia. Sono fondamentali per la salute mentale. E Roma deve tirare via Cecilia dall'isolamento il prima possibile, perché lì è a rischio tortura".
Alla domanda su cosa dovrebbe fare il governo italiano, risponde: "Proteggere Cecilia è la cosa più importante. Allo stesso tempo, non deve lanciare messaggi sbagliati all'Iran. Non deve accettare le accuse pretestuose contro di lei, ma parlare apertamente di Cecilia tenuta in ostaggio. E, per favore, non minimizzate. L'altro giorno mi ha scioccato il tweet di Tajani 'Cecilia sta bene'. Come si può dire una cosa del genere, mentre è rinchiusa ad Evin? È un atteggiamento irresponsabile, negligente e pericoloso". Per la donna la comunità internazionale deve trattare "i comportamenti dell'Iran per quello che sono: crimine organizzato. Se Teheran resta impunita, continuerà a prendere in ostaggio altri innocenti".
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