"La situazione nell'area di Goma sta degenerando e il numero di vittime deli scontri rischia di raddoppiare in pochi giorni".
Rientrato da poco da un'ennesima missione umanitaria in Congo, il prof. Francesco Barone, docente di Pedagogia della cooperazione sociale e internazionale all'Università dell'Aquila e responsabile della onlus Help Senza Confini, continua a ricevere messaggi molto delicati da parte dei collaboratori della sua onlus che operano nel Nord Kivu.
"Mi scrivono che gli scontri hanno provocato un numero enorme di morti - dice Barone all'ANSA - si teme che nel giro di poco si raggiungano le 2mila vittime. I corpi giacciono abbandonati per strada, in avanzato stato di decomposizione. Ci sono continui saccheggi e sabotaggi da parte del gruppo M23". "I miei collaboratori scrivono anche - prosegue Barone - che i ribelli sono in procinto di forzare le porte delle istituzioni. La preoccupazione è che la fame si accentui e provochi altre vittime, in un contesto in cui non esistono corridoi umanitari".
"Al momento le organizzazioni umanitarie non possono intervenire a causa dell'insicurezza e che la situazione accentua il rischio di epidemie dovuto alle macerie e alla mancanza di soccorsi".
Una missionaria in Nord Kivu: "Il consolato ci ha detto di andare via ma noi non ce la sentiamo"
"Stiamo bene ma abbiamo avuto molta paura nei giorni scorsi, sparavano all'impazzata, la gente a Goma era chiusa in casa, le strade deserte, ma ora non si sentono più i colpi, sembra essere tornata la calma". È la testimonianza dal Congo di Luisa Flisi ai microfoni di 12TvParma, missionaria laica originaria della città emiliana, da quasi cinquant'anni impegnata nella regione del Nord Kivu con i saveriani. "Il consolato ci ha detto di andare via ma noi non ce la sentiamo", prosegue, "viviamo a ridosso del carcere che è stata svuotato, in giro ci sono banditi che stanno saccheggiando tutto quello che possono. Se ci vedono partire temiamo che possano prendere di mira la nostra casa". Luisa Flisi è tra i pochissimi italiani rimasti a Goma, opera nelle carceri e si occupa di bambini affetti da malattie croniche come Aids, epilessia o diabete. "Per il momento non si fanno attività, è tutto bloccato", spiega, "noi pensiamo di restare qui. Non ci sentiamo al sicuro al 100%, mai è più rischioso uscire. Le persone che accompagniamo, come i malati cronici, sono nelle loro case e non possiamo esser d'aiuto, abbiamo un gruppo di persone con disabilità, cerchiamo di assisterli con il cibo". La missionaria critica il mancato intervento della comunità internazionale: "Non ha fatto nulla per evitare questa guerra, nemmeno l'Italia. Il Ruanda, figlio prediletto della comunità internazionale, ha invaso Goma: mira alle ricchezze di questa regione, per avere il monopolio di minerali di cui il nord Kivu è ricco. Il motivo di tutto questo sono i minerali, che fanno gola a tutti e per questo tutti stanno zitti".
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