E' un allarme, ma anche una richiesta di aiuto. Il governo libico di Abdullah al Thani, riconosciuto dalla comunità internazionale ma esiliato in Cirenaica, riconosce di non avere il controllo su Tripoli e la propria impotenza di fronte alle milizie che regnano nella capitale. Chiede quindi alle ambasciate straniere di provvedere a innalzare i propri livelli di sicurezza.
All'indomani delle autobomba esplose davanti alle sedi diplomatiche di Egitto ed Emirati Arabi Uniti nella capitale, una nota del ministero degli Esteri condanna gli attentati, ma respinge ogni responsabilità. La zona interessata, spiega la nota, è "fuori dal controllo dello Stato, in mano a gruppi terroristici". E avverte: "Le missioni diplomatiche prendano le misure necessarie". "Questi atti orribili confermano alla comunità internazionale il vero volto di questi gruppi e il loro comportamento distruttivo", conclude il comunicato del governo di al Thani, mentre l'inviato dell'Onu per la Libia, Bernardino Leon, continua a cercare di riannodare un dialogo tra Tripoli e Tobruk.
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