Un "filo diretto" tra il premier Giuseppe Conte e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per "individuare una soluzione sostenibile" sulla Libia. Il colloquio telefonico tra il tycoon e il presidente del Consiglio dà ossigeno al governo gialloverde e rafforza il ruolo di mediazione che l'esecutivo punta da tempo a ritagliarsi, da un lato per arginare la Francia, ma anche per cercare di prevenire quell'invasione dell'Italia paventata dal premier libico Fayez Sarraj, che ha ulteriormente irrigidito le due anime dell'esecutivo. Un colloquio durante il quale fonti di governo assicurano che da Trump sono arrivate "parole di stima e fiducia" nei confronti di Roma sulla gestione del dossier libico. Una messaggio, quello fatto trapelare, che ha una doppia valenza, dopo le tensioni legate all'accordo con Pechino sulla via della Seta e l'iniziale atteggiamento degli Usa sulla nuova crisi di Tripoli. La prima mossa di Washington è stata infatti quella di ritirare il contingente di soldati nel paese nordafricano, inviando un segnale di disinteresse che certo non è stato gradito a Roma. "Gli Usa hanno lasciato il terreno, ma non c'è alcuna rottura", ha assicurato pochi giorni dopo Conte. Ma non solo. Il segnale arriva anche in casa, con una telefonata che rafforza il ruolo di Conte che ha più volte ribadito ai suoi vice premier (uno in particolare) che il dossier è e deve restare nelle sue mani. E lo dimostra la serie di incontri degli ultimi giorni, che vanno dal vice di Sarraj Ahmed Maitig al vicepremier e ministro degli Esteri qatarino Mohamed al Thani fino, a conferma del ruolo di mediazione cui punta l'Italia, all'emissario del generale Khalifa Haftar. Incontri sui quali il premier riferirà al Senato domani sera, forte anche del colloquio con l'inquilino della Casa Bianca. Con Trump, Conte ha condiviso la preoccupazione per l'escalation sul terreno e per i rischi di una conseguente crisi umanitaria. Ed ha stabilito di tenere un filo diretto, assicura palazzo Chigi, tanto che sono previsti nuovi contatti nei prossimi giorni. Ma la 'fiducia' del tycoon, con gli Usa che hanno ribadito che appoggiano il processo politico sostenuto dall'Onu, definendolo "l'unica via per raggiungere stabilità e sicurezza", rafforza Conte anche sul fronte europeo, in particolare nei confronti di Parigi. Il premier continua infatti a ripetere che l'unica via sostenibile è la soluzione politica, consapevole del fatto che in caso di crisi sarebbe l'Italia il primo punto di sbarco delle centinaia di profughi in fuga.
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