Interruzione dei social media e delle app di messaggistica a due giorni dalle elezioni: è quanto deciso oggi dalla Commissione delle comunicazioni in Uganda. In una lettera vista dall'Afp, Irene Sewankambo, a capo dell'ente regolatore, ha ordinato alle compagnie di telecomunicazioni di "sospendere immediatamente ogni accesso e uso" dei social media e delle piattaforme di messaggistica online. intanto il candidato alla presidenza dell'Uganda Robert Kyagulanyi, ex cantante noto con il suo nome d'arte Bobi Wine, ha interrotto bruscamente un'intervista radiofonica con un'emittente keniota dicendo che i militari avevano fatto irruzione nella sua casa. Lo ha comunicato via Twitter il giornalista Jeff Koinange, che ha pubblicato il link all'intervista. Wine, principale sfidante del presidente Yoweri Museveni, stava rispondendo a un'intervista telefonica nel programma 'Hot 96', quando ha detto che doveva andare via perché vedeva ufficiali militari picchiare i suoi uomini della sicurezza. Si è potuto sentire un po' di trambusto di sottofondo pochi istanti prima della disconnessione telefonica. Non è la prima volta che Wine denuncia persecuzioni in vista delle elezioni fissate dopodomani. Il mese scorso, infatti, la sua guardia del corpo è stata uccisa, investita da un veicolo della polizia militare.
L'Uganda andrà al voto giovedì dopo una delle più sanguinose campagne elettorali registrate negli anni, con il presidente Yoweri Museveni che corre per il suo sesto mandato e ha come principale sfidante un ex cantante diventato parlamentare dell'opposizione e conosciuto con il suo nome d'arte, Bobi Wine. Quest'ultimo, 38enne, si contrappone al 76enne leader del Paese dal 1986. Circa 18 milioni di votanti sono registrati per le elezioni presidenziali e parlamentari, che seguono un periodo di forte repressione. Gli oppositori di Museveni - il più popolare dei quali è Wine, che ha trascorso la maggior parte della propria campagna indossando un giubbotto antiproiettili e un elmetto da combattimento - sono stati arrestati e a loro è stato negato il permesso di tenere manifestazioni, con i loro raduni dispersi con gas lacrimogeni e spari per strada. Anche i giornalisti che hanno coperto gli incontri sono stati attaccati, i critici del governo arrestati e gli osservatori elettorali perseguiti, destando preoccupazioni sulla trasparenza del processo elettorale. In particolare, la morte di 54 persone in due giorni di proteste lo scorso novembre è stata condannata all'estero e ha rafforzato la pressione internazionale su Museveni perché garantisca elezioni libere ed eque. Il presidente non ha mai perso un'elezione in 35 anni, e gli osservatori si aspettano che non lo faccia nemmeno questa volta. Nella sua lunga leadership, Museveni ha di fatto fuso Stato e partito di governo, il Movimento di resistenza nazionale (Nrm), facendo a pezzi l'opposizione.
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